Home About International University Project Conferences Courses Lectures Projects Publications Readings Contribute Contact      

home \ associazione thomas international \ questioni di bioetica \ aprile 2006 \ editoriale

Home

Redazione

Presentazione

Numero in corso

Archivio

Informazioni bibliografiche

Rassegna stampa

Contatti

Link utili

 

ISSN 1970-7932

Associazione Thomas International
Anno I - Numero 0 - Maggio 2006 
     
 

Editoriale

Perché una nuova rivista di bioetica?

 

Perché una nuova rivista di bioetica? Perché riteniamo che, nell’ambito delle Questioni di Bioetica, vi sia ancora tanto lavoro da svolgere per informare, far riflettere ed educare alla scoperta (o riscoperta) di alcuni fondamentali valori etici di riferimento. In questa prospettiva, non è mai troppo quanto si riesce a fare.
Quando parliamo di bioetica, ci riferiamo in genere ad un insieme di problematiche complesse che coinvolgono molteplici discipline del sapere umano. Il termine, chiaramente, indica una riflessione sulla bontà o malizia dell’agire in un senso, appunto, “etico” che, come tale, va oltre ogni disciplina scientifica particolare. Si pensi alla differenza formale tra i due seguenti giudizi. Giudizio medico: “È bene per me stare tre giorni a letto per guarire dall’influenza!” Giudizio morale: “È bene per me alzarmi subito dal letto anche a costo di aggravare il mio stato di salute (ad esempio, perché devo soccorrere mio figlio)!”
L’etica, però, proprio perché “scienza pratica” che cerca soluzioni concrete su come agire, è preoccupazione primaria di chi deve prendere decisioni. E, oggi, gli enormi progressi della medicina, della biologia e della tecnica mettono spesso diverse categorie di professionisti di fronte a scelte estremamente difficili e complesse che non possono essere prese restando dentro i confini della loro competenza specialistica. Queste scelte impongono l’interdisciplinarità. Esse impongono al medico e al biologo di esser un po’ filosofi e un po’ giuristi, interrogandosi sulla natura umana, sul senso del bene morale e sulle conseguenze normative e sociali della loro scienza. Impongono al filosofo di essere un po’ medico. Al politico di essere un po’ biologo. E così via. In maniera essenzialmente interdisciplinare, la bioetica riguarda sia le scienze mediche e biologiche sia le scienze di carattere umanistico come la filosofia, la sociologia, il diritto e la politica.
Il termine “bioetica” evoca facilmente nella mente di noi tutti i grandi dibattiti culturali sui temi dell’aborto volontario, dell’eutanasia, della procreazione artificiale, dei trapianti d’organo, della limitazione delle nascite, della sperimentazione sull’uomo e di tanti altri ancora. Dibattiti incentrati spesso su semplici sigle o su espressioni capaci di confondere e mascherare -almeno in parte- l’oggettiva natura delle questioni affrontate: IVG, FIVET, Ru-486, “buona morte”, sterilizzazione preventiva, morte cerebrale…
Chiunque si sia anche semplicemente avvicinato al “mondo bioetico” - fosse pure attraverso la partecipazione occasionale a un dibattito televisivo o a una conferenza pubblica - non può non aver percepito la complessità della materia, l’elevato grado di “appassionamento” che suscita, l’importanza delle questioni pratiche affrontate, il rilievo dei valori etici in gioco. La prima reazione - per alcuni - può essere quella di una sorta di “fuga dal problema”, evitando di “complicarsi la vita” con ragionamenti e prese di posizione su questo o quel tema. Qualcuno, invece, può essere indotto ad assumere una posizione di tipo prevalentemente “ideologico”, allineandosi passivamente a un determinato schieramento politico. Per altri, infine, pur animati dal sincero desiderio di riflettere e di decidere per il meglio, la difficoltà può essere quella di “non riuscire a capire” gli esatti termini scientifici, umani ed etici delle diverse problematiche.
Il rilievo che le questioni bioetiche rivestono per il futuro del mondo, e della società occidentale in particolare, è tale da non poterle confinare nell’ambito di una ristretta cerchia di “specialisti”. È invece necessario porre i mezzi perché ciascuno diventi sempre più consapevole della “posta in gioco” e sia aiutato a maturare un giudizio personale e responsabile. Questo è lo scopo che ci prefiggiamo con la nostra nuova rivista: cercare di far giungere sugli schermi informatici del maggior numero possibile di persone un’informazione chiara, semplice, completa, scientificamente corretta ed eticamente fondata su tutta la materia bioetica.
La nostra convinzione profonda è che l’uomo è persona: vale a dire, un essere unico e irripetibile dotato di capacità razionale e di una volontà libera. La persona umana, poi, è caratterizzata da una natura che è al tempo stesso corporea e spirituale. Dall’unicità della persona umana e dalla sua natura corporea e spirituale discendono valori che stanno alla base della dignità di ogni essere umano e che, di conseguenza, ne fondano i diritti. Si tratta di valori che attengono alla natura stessa dell’uomo e, pertanto, possono essere universalmente condivisi a prescindere sia dalla visione teocentrica o antropocentrica della vita sia dall’eventuale fede religiosa in cui ci si riconosce.
Giudizi veritativi sul mondo, sulla natura umana e sui princìpi e norme dell’agire morale sono possibili. Bisogna evitare, però, non solo le tentazioni relativiste e nichiliste, ma anche l’ingenuità del razionalismo morale moderno che pensava di poter trattare la morale a mo’ formule geometriche. Il nostro compito è cercare di scoprire la verità, pur nei limiti in cui ci è dato di conoscerla, attraverso un esercizio ragionevole e retto (cioè onesto e disinteressato) della nostra intelligenza.
L’ignoranza - in qualsiasi ambito - costituisce un ostacolo e un limite per l’esercizio di quella libertà di scegliere di cui l’uomo è giustamente orgoglioso e geloso. Chi ignora cade più facilmente in errore. Chi ignora rischia di fare del male a sé e agli altri. Chi ignora può essere più facilmente privato della sua libertà. Chi ignora non può individuare e scegliere ciò che costituisce il suo vero bene.
Il nostro impegno sarà quello di cercare di contribuire a ridurre il livello di “ignoranza bioetica” nella quale molti - spesso senza alcuna colpa - si trovano di fatto per mancanza di strumenti conoscitivi, di concrete opportunità di riflessione, di adeguati stimoli culturali.
La struttura della rivista - che certamente potrà subire modifiche e miglioramenti anche grazie ai suggerimenti dei nostri Lettori - è volutamente semplice e di facile lettura. In ogni numero verrà affrontato almeno un argomento specifico nei suoi diversi aspetti medico-scientifici, etico-giuridici e sociali. Alcune rubriche fisse forniranno informazioni utili di carattere bibliografico, notizie su fatti di cronaca di interesse bioetico, documentazione deontologico-giuridica italiana e internazionale. Un’apposita rubrica sarà riservata alle richieste di chiarimenti e di informazioni, come pure alle osservazioni e alle riflessioni che i Lettori faranno giungere in Redazione.
Speriamo che i nostri sforzi e il nostro impegno siano presto suffragati dai vostri consensi e dalla consapevolezza di essere impegnati in un lavoro editoriale di concreta utilità.

 
 

Angelo Cafaro

Fulvio Di Blasi
 
     
 
 
Confezionando