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SAN TOMMASO D'AQUINO

 

SULLA LEGGE

 

SOMMA TEOLOGICA

PRIMA SECUNDAE (I-II)

(Trad. Giuseppina D'Addelfio)

QUAESTIO 104

Sui precetti giudiziali

ARTICOLO 1

 

La natura dei precetti giudiziali sta nel fatto che essi sono ordinati al prossimo?

 

 

Circa il primo punto procediamo così. Sembra che la natura dei precetti giudiziali non consista nell’essere ordinati al prossimo. Infatti i precetti giudiziali prendono questo nome dal termine “giudizio”. Ma molte altre sono le cose che, ordinando l’uomo al prossimo, non riguardano l’ambito dei giudizi. Dunque non si chiamano precetti giudiziali, qui precetti che sono ordinati al prossimo.

 

2. Inoltre, i precetti giudiziali si distinguono da quelli morali, come è stato detto sopra [q. 99, a. 4]. Ma molti precetti morali sono quelli con i quali l’uomo è ordinato al prossimo, come emerge dai sette precetti della seconda tavola. Dunque non si chiamano precetti giudiziali, quei precetti che sono ordinati al prossimo.

 

3. Inoltre, così come ci sono i precetti cerimoniali in rapporto a Dio, allo stesso modo vi sono quelli giudiziali in rapporto al prossimo, come è stato detto sopra [q. 101, a. 1]. Ma tra i precetti cerimoniali ce ne sono alcuni che riguardano l’individuo stesso, come le osservanze relativi ai cibi e alle vesti, di cui si è detto sopra [q. 102, a. 6].  Dunque non si chiamano precetti giudiziali, i precetti che ordinano l’uomo al prossimo.

 

Ma di contro vi è quello che dice Ezechiele (18, 8), enumerando le altre opere buone dell’uomo giusto: «Se pronunzia retto giudizio tra un uomo e un altro». Ma i precetti giudiziali sono così denominati in riferimento al giudizio. Dunque sembra che si dicano precetti giudiziali quelli relativi allo stare insieme degli uomini e i loro reciproci rapporti.

 

Rispondo dicendo che, come emerge dalle cose dette prima [q. 95 a. 2; q. 99 a. 4], in ogni legislazione ci sono delle leggi che hanno la forza di obbligare, derivando questa forza dallo stesso dettame della ragione, poiché la ragione naturale detta che ciò è da fare oppure da evitare. Tali i precetti si dicono morali, poiché i costumi [mores] umani derivano dalla ragione. – Vi sono poi altri precetti che non hanno la forza di obbligare in virtù dello stesso dettame della ragione, poiché è considerati in se stessi non hanno natura di cosa che si deve fare o non si deve fare, ma ricevono la forza di obbligare da qualche disposizione divina o umana. E tali sono certe determinazioni dei precetti morali. Se perciò i precetti morali vengono determinati da una disposizione divina in cose riguardanti i doveri verso Dio, tali precetti prendono il nome di cerimoniali. Se invece vengono così determinati i doveri relativi allo stare insieme degli uomini e i loro reciproci rapporti, tali precetti prendono il nome di giudiziali. dunque la natura dei precetti giudiziali consiste in due cose che si tratti di doveri degli uomini tra loro e che la forza di obbligare non viene dalla sola ragione, ma da una disposizione.

 

Risposta al primo argomento: i giudizi vengono esercitati con l'autorità di certi governanti, che hanno il potere di giudicare. Ora, a chi governa spetta non solo di regolare coloro che si trovano in contrasto, ma anche i contratti volontari che si fanno tra gli uomini, e quanto riguarda il governo e il bene comune del popolo. Di conseguenza i precetti giudiziari non sono solo quelli che riguardano le controversie giudiziarie, ma anche tutti quegli che riguardano le relazioni reciproche degli uomini. che sottostanno alle disposizioni del principe come supremo giudice.

 

Risposta al secondo argomento: tale argomento vale per quei precetti che riguardano i doveri verso il prossimo, la cui forza obbligante deriva dal solo dettame della ragione.

 

Risposta al terzo argomento: anche in quei precetti che sono ordinate a Dio, alcuni sono morali e vengono dettati dalla sola ragione informata dalla fede: ad esempio, il precetto secondo cui Dio deve essere amato e adorato. Altri invece sono cerimoniali: essi non hanno forza di obbligare se non da una disposizione divina. Non solo i sacrifici a Dio offerti però lo riguardano, ma anche quanto riguarda l'idoneità di coloro che fanno offerte e adorano Dio. Gli uomini infatti sono ordinati a Dio come al loro fine, perciò il fatto che l'uomo abbia una certa in ogni età riguardo al culto divino, riguarda codesto culto e, di conseguenza, i precetti cerimoniali. ma l'uomo non è ordinato al prossimo come al suo fine, così che è necessario disporre se stesso in ordine al prossimo: questo è infatti il rapporto dei servi e i padroni; dice infatti Aristotele che gli schiavi  «quello che sono, sono dei loro padroni» (Pol. 1, 2). Perciò i precetti che reggono l'uomo in se stesso non sono giudiziali, ma tutti tali da poter essere chiamati morali, poiché la ragione, che è il principio di tutto ciò che è morale, rispetto agli altri elementi esistenti nell'uomo e in ordine ad esso, è come il principe e il giudice di uno stato. – Tuttavia occorre sapere che, poiché l'ordine dell’uomo verso il prossimo è più alla portata della ragione che il suo esser ordinato verso Dio, si trovano molti più precetti morali attraverso i quali l'uomo è ordinato verso il prossimo, che non quelli attraverso i quali è ordinato a Dio. E per questo, era necessario anche che fossero più numerosi nella legge i precetti cerimoniali che quelli giudiziali.

 

 
     

SULLA LEGGE

SULLA LEGGE IN GENERALE

I-II, q. 90, Sull’essenza della legge

I-II, q. 91, Le diverse leggi

I-II, q. 92, Sugli effetti della legge

SULLE PARTI DELLA LEGGE

Legge eterna

I-II, q. 93, Sulla legge eterna

Legge naturale

I-II, q. 94, Sulla legge naturale

Legge umana

I-II, q. 95, Sulla legge umana in se stessa

I-II, q. 96, Sul potere della legge umana

I-II, q. 97, Sul cambiamento delle leggi

Legge antica

I-II, q. 98, Sulla legge antica

I-II, q. 99, Sulla distinzione dei precetti della legge antica

I-II, q. 100, Sui precetti morali

I-II, q. 101, Sui precetti cerimoniali in se stessi

I-II, q. 102, Sulle cause dei precetti cerimoniali

I-II, q. 103, Sulla durata dei precetti cerimoniali

I-II, q. 104, Sui precetti giudiziali

I-II, q. 105, Sulla natura dei precetti giudiziali

Legge nuova

I-II, q. 106, Sulla legge nuova (che è la legge del Vangelo) in se stessa

I-II, q. 107, Sul confronto tra la legge nuova e la legge antica

I-II, q. 108, Sulle cose che sono contenute nella legge nuova