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                          Rapporti 
                          prematrimoniali o rapporti anti-matrimoniali?  
                          di 
                           Fulvio Di Blasi* 
                        
                        
                        
                      C’è qualcosa di male nel sesso prima del matrimonio? In 
                      realtà, posta così, la domanda è già fuorviante perché 
                      sembra contenere un implicito riferimento a rapporti che 
                      siano comunque ordinati al matrimonio mentre nella vita 
                      reale, si sa (e senza bisogno di statistiche 
                      specialistiche), non c’è in genere alcun collegamento tra 
                      il sesso prematrimoniale e il matrimonio. 
                      Bisognerebbe quindi più propriamente parlare di rapporti 
                      sessuali non adulterini al di fuori del matrimonio, o di 
                      sesso occasionale, sesso facile, sesso libero, ecc. 
                      L’espressione rapporti prematrimoniali, giocando su un 
                      concetto (matrimonio) che gode nel senso comune di una 
                      connotazione morale fortemente positiva, rischia di 
                      colorare acriticamente con la stessa connotazione proprio 
                      quei rapporti non matrimoniali la cui liceità, 
                      precisamente in ragione di quel non, viene 
                      tradizionalmente contestata. Chi voglia porsi 
                      spassionatamente la questione morale del sesso 
                      prematrimoniale dovrebbe subito liberarsi 
                      dell’ambiguità di tale espressione. Forse il termine 
                      classico “fornicazione” servirebbe meglio allo scopo. 
                      In alcuni 
                      corsi di etica che ho tenuto all’Università di Notre Dame, 
                      negli Stati Uniti, al di là del necessario studio dei 
                      testi classici della filosofia, ho fatto lavorare gli 
                      studenti su alcuni dei temi morali oggi più dibattuti: 
                      omosessualità, matrimonio e famiglia, eutanasia, aborto, 
                      contraccezione, pena di morte, ecc. Ogni studente, nel 
                      corso del semestre, ha dovuto fare una ricerca, scrivere 
                      un articolo di almeno dieci pagine e (dopo le opportune 
                      correzioni) presentarlo in classe in dibattito con gli 
                      altri studenti che avevano lavorato sullo stesso tema. 
                      L’esperienza è stata ottima. Una filosofia morale coi 
                      piedi per terra, e studiata con l’intento sincero di 
                      essere (più) buoni, ha fatto apprezzare perfino a studenti 
                      allergici alla filosofia i difficili testi aristotelici 
                      sulla scienza pratica. Pre-marital sex è stato uno 
                      degli argomenti su cui abbiamo lavorato e discusso 
                      insieme. E a dispetto delle polemiche sterili e dei 
                      parzialismi ideologici ho potuto, infine, assistere a 
                      studenti “favorevoli” che hanno simpaticamente ed 
                      egregiamente spiegato gli argomenti contro e a studenti 
                      “non favorevoli” che hanno spiegato e riconosciuto le 
                      difficoltà di quegli stessi argomenti. Il mio obiettivo 
                      principale, in tutto questo, è stato non tanto 
                      approfondire e migliorare la mia risposta personale ma 
                      cercare di capire gli studenti, identificando e 
                      interpretando gli aspetti che, dal loro punto di vista, 
                      risultavano più rilevanti o problematici. 
                        
                      1. Livello morale 
                      Intanto, 
                      ci siamo trovati tutti d’accordo a mantenere la questione 
                      al livello morale. Che significa? Significa che risposte 
                      come “Lo faccio perché mi piace!” o “Non vedo perché 
                      dovrebbe essere un problema morale!” diventano 
                      automaticamente prive di senso in quanto evitano la 
                      domanda cui sono invece chiamate a rispondere. In tutte le 
                      azioni e scelte umane la questione morale -la questione 
                      di coscienza- non riguarda ciò che piace ma ciò 
                      che, piaccia o no, o piaccia più o meno, è giusto e/o 
                      buono fare. Perfino la debolezza non è una risposta 
                      logicamente accettabile ma tutt’al più qualcosa da vincere 
                      o perdonare in ragione del bene morale. Solo chi sia 
                      pronto a sacrificare il proprio piacere sta sul serio 
                      affrontando una questione morale. Chi non è disposto non 
                      dà una risposta differente allo stesso problema sta 
                      semplicemente cercando di evitarlo. Per Aristotele, chi 
                      non sia in grado di innalzarsi al di sopra delle passioni 
                      e controllare piaceri e dolori non sarà mai in grado di 
                      capire l’etica. 
                      La 
                      risposta morale è una risposta di principio (“È bene/non è 
                      bene avere sesso fuori del matrimonio!”); e va 
                      argomentata, perché la coscienza si nutre di argomenti 
                      convincenti. Sincerità, rispetto e dialogo sono tutti 
                      preliminari su cui, con gli studenti, ci siamo trovati 
                      facilmente d’accordo. La persona etica è sincera, con se 
                      stessa e con gli altri, sulle vere ragioni del suo agire, 
                      e cerca di conformarsi ai buoni argomenti. Per ciò 
                      stesso, è sempre pronta a dare e ascoltare ragioni; ed è 
                      sempre rispettosa delle risposte etiche altrui, in 
                      quanto ammira l’atteggiamento morale sincero prima e più 
                      delle proprie stesse opinioni. L’arrabbiato, il risentito, 
                      il polemico, il sofista, l’ingannatore... non sono 
                      eticamente capaci. È questo il primo insegnamento di 
                      Aristotele sulla scienza pratica: disposizione morale 
                      sincera e apertura al dialogo argomentativo. 
                      La 
                      questione morale, poi, non la inventa nessuno: anche su 
                      ciò non c’è stata contesa. L’uomo è un animale morale 
                      perché spontaneamente s’interroga sulla bontà delle sue 
                      azioni, e non solo sull’utile o sul piacere che ne deriva. 
                      Dio, la famiglia, la vita nostra e degli altri, la 
                      sessualità, la proprietà... non sono moralmente 
                      indifferenti. Nessuno può scegliere di essere o no 
                      eticamente reattivo a loro riguardo, può solo scegliere 
                      come reagire. Che il sesso sia un problema morale è un 
                      dato di fatto cui, nel breve o nel lungo periodo, non si 
                      può sfuggire. Gli esseri umani non sono responsabili per 
                      questa domanda: “È bene o male avere sesso prima del 
                      matrimonio?” Ognuno, però, è responsabile della propria 
                      risposta. 
                        
                      2. Il sesso unisce 
                      E andiamo 
                      al dato che ha maggiormente attratto l’attenzione degli 
                      studenti: “Il sesso unisce!” Sembra banale. Ma 
                      intendiamoci: non si tratta qui di una riflessione 
                      astratta sul significato unitivo della copula e sulla 
                      conformazione biologica e complementare degli organi 
                      sessuali maschile e femminile. Niente affatto! Ciò che ha 
                      profondamente incuriosito gli studenti è che qualunque 
                      rapporto sessuale (volontario) crea subito un’unione 
                      psichica, affettiva ed emotiva così intima e speciale che 
                      nessun’altra relazione è in grado di eguagliare. È lo 
                      stesso fatto che aveva sorpreso Tomasi di 
                      Lampedusa, facendogli scrivere, all’incontro di Angelica 
                      col suo ex amante sul tragitto di villa Falconeri, che 
                      lui, il Senatore, «con lei aveva avuto una breve relazione 
                      galante trent’anni prima, e conservava quella 
                      insostituibile intimità conferita da poche ora passate fra 
                      il medesimo paio di lenzuola». 
                      Come per 
                      magia, il fatto del sesso segna profondamente 
                      l’affettività, l’intimità e le strutture morali 
                      della persona, creando un contesto di significato 
                      intessuto di aspettative comportamentali, di risposte, e 
                      di ragioni per lodare, biasimare e rivendicare. I 
                      partner di un rapporto sessuale diventano subito 
                      complici a tanti altri livelli, nel bene e nel male 
                      (perfino in un crimine). Con buona pace dei filosofi 
                      analitici, il “devi” (“venire”, “aiutarmi”, “fare questo” 
                      o “quello”) vive già nell’essere del sesso senza 
                      bisogno di alcuna deduzione. 
                      Uno degli 
                      studenti, Lina, ha riportato in classe con grande 
                      interesse la recente scoperta dell’oxytocin: un ormone che 
                      pare venga emesso dalla donna solo durante l’allattamento 
                      e i rapporti sessuali. L’effetto di tale ormone sarebbe di 
                      creare nella donna «un forte attaccamento emotivo vuoi 
                      verso il bambino vuoi verso il partner». 
                      Oxytocin o no, un forte attaccamento si forma subito anche 
                      nell’uomo; e una delle conclusione di Lina è stata che, 
                      poiché un legame nasce inevitabilmente “ogni volta”, «più 
                      partner sessuali si hanno più il legame con ognuno si fa 
                      più debole»: «il sesso prematrimoniale», perciò, «aumenta 
                      in seguito drammaticamente le chance di divorzio». 
                      Le opinioni degli studenti su ciò sono state più o meno 
                      convergenti. Così, ad esempio, si è espressa Anna: 
                      «Aspettare irrobustisce il legame coniugale, poiché il 
                      rapporto sessuale diviene qualcosa che i coniugi hanno 
                      condiviso solo l’uno con l’altro». 
                      Non è 
                      strano che dove il sesso si fa routine e prodotto 
                      commerciale, come nell’industria televisiva e 
                      cinematografica, il divorzio diviene la regola e la 
                      fedeltà coniugale la (rarissima) eccezione. È come se il 
                      sesso funzionasse automaticamente in modo da 
                      favorire la decisione (morale) di essere fedeli in un 
                      rapporto coniugale esclusivo, e il sesso occasionale 
                      danneggiasse, sempre automaticamente, la capacità 
                      morale di fedeltà. A dispetto di ogni dualismo 
                      post-cartesiano, il corpo sembra parlare un suo linguaggio 
                      di cui, qualunque siano le intenzioni dei partner, incide 
                      indisturbato i caratteri nello spirito. 
                      Aaron ha 
                      parlato di una sorta di accecante “effetto valanga” da cui 
                      ha dedotto l’inutilità dei rapporti prematrimoniali come 
                      test di compatibilità della coppia. L’esperienza sessuale, 
                      ha argomentato, è affettivamente così forte da annebbiare 
                      la scelta della persona con cui condividere l’esistenza. 
                      Se per qualsiasi ragione il rapporto lascia insoddisfatti 
                      conduce facilmente «a premature ipotesi di incompatibilità 
                      di cui il matrimonio invece potrebbe presto disfarsi». In 
                      tal caso, la potenza unitiva del sesso accelera, in 
                      direzione opposta, una crisi di rigetto. Se, al contrario, 
                      risulta soddisfacente, rischia di «creare false speranze, 
                      o mascherare serie incompatibilità relazionali che 
                      potrebbero poi far naufragare l’unione coniugale». «Il 
                      sesso», continua Aaron, «è come una palla di neve che 
                      rotola giù da una collina; è facile spingerla giù, ma, una 
                      volta che cominci a rotolare, diventa piuttosto difficile 
                      bloccarla, e anche più duro spingerla indietro da dove è 
                      venuta». 
                      Anche Lina non ha avuto dubbi (e nessuno in classe l’ha 
                      contestata): «Il buon sesso è una facile scusa per 
                      giustificare i difetti di qualcuno. In più, il legame 
                      creatosi rende più arduo lasciarsi anche qualora ci si 
                      renda conto che non si è fatti l’uno per l’altra». Perfino 
                      “in vista del matrimonio” il sesso prematrimoniale sembra 
                      funzionare più nella direzione del divorzio che della 
                      fedeltà coniugale. 
                        
                      3. Il caso ideale 
                      La piega 
                      del discorso ha condotto spontaneamente gli studenti a 
                      tratteggiare un nesso intrinseco tra il sesso e il 
                      rapporto stabile tra uomo e donna che chiamiamo 
                      matrimonio. Li ha portati a vedere il sesso “non 
                      esclusivo” come qualcosa di chiaramente innaturale. 
                      Già, perché contro la natura di atti che, da parte 
                      loro, lavorano automaticamente in direzione di un rapporto 
                      esclusivo e permanente. È innaturale creare un’intimità 
                      così forte per poi romperla; ed è ancora più innaturale 
                      se, così facendo, si diminuisce la capacità di intimità 
                      dei futuri rapporti. 
                      Che 
                      succede, però, se la coppia ha già deciso di sposarsi e 
                      sta solo aspettando il momento più conveniente per la 
                      cerimonia? In tal caso, il sesso avverrebbe in un contesto 
                      maturo di stabilità ed esclusività; e, per lo stesso 
                      ragionamento di prima, funzionerebbe anche bene per 
                      rafforzare la decisione ormai presa. Questo, se ricordo 
                      bene, è stato il commento di Trevor. Ci abbiamo pensato e 
                      ne abbiamo discusso. In effetti, il caso ideale non 
                      funziona; e non funziona in quanto si basa su un insidioso 
                      errore logico. 
                      Esso 
                      presenta il sesso prematrimoniale come se avvenisse nel 
                      contesto di una decisione di permanenza ed esclusività... 
                      che è esattamente il contesto del matrimonio a partire dal 
                      momento del “Si! Lo voglio!” Questo momento non è, per 
                      nessuno, una mera cerimonia. Anche fidanzati con anni 
                      di sesso prematrimoniale vi arriveranno molto emozionati, 
                      forse piangendo, e magari dopo qualche notte in bianco e 
                      una lunga festa di addio al celibato. 
                      Il motivo è semplice: il matrimonio è il punto di “non 
                      ritorno”, che cambia la vita. Tutti lo sanno. E tutti lo 
                      rispettano e lo celebrano come tale. Il patto matrimoniale 
                      è così forte e inclusivo da giustificare (= rendere 
                      giusta) di fronte sia a Dio sia agli uomini anche l’unione 
                      corporea. 
                      È anche per questo che, “subito dopo”, si chiama spesso 
                      “il bacio”, perché il consenso appena contratto rende 
                      lecita quell’unione... e il bacio (e non più del bacio) è 
                      ciò che di essa agli invitati sarà dato scherzosamente di 
                      assistere. 
                      Nessuna 
                      coppia passa per tali emozioni al decidere di avere sesso 
                      prima del matrimonio. 
                      Ed è ovvio! perché non è una decisione matrimoniale; non è 
                      una decisione seria di stabilità e permanenza. E se la si 
                      volesse far passare per tale, magari per convincersi della 
                      liceità di quel sesso, si creerebbe un vero e proprio 
                      inganno (o autoinganno) morale. Sarebbe come dire 
                      “Facciamo sesso perché da ora decidiamo di 
                      condividere pienamente e per sempre le nostre vite”, ma 
                      dicendolo in un tempo morale dedicato a pensarci su 
                      con calma e maturità ed, eventualmente, a ripensarci: 
                      fino a un attimo prima, se necessario. Per le stesse 
                      vittime dell’autoinganno il matrimonio rimarrà comunque il 
                      punto di non ritorno: il punto che nel dubbio non bisogna 
                      oltrepassare. Nonostante l’apparenza di impegno 
                      definitivo, il sesso prematrimoniale resta un sesso fatto
                      a rischio di non prendere mai quell’impegno; a 
                      rischio cioè di essere solo occasionale e di danneggiare 
                      la futura capacità di fedeltà coniugale: c’è indubbiamente 
                      un che di egoismo e di miopia in ciò. «Il sesso 
                      prematrimoniale», ha concluso Andrew, «è difettoso [flawed] 
                      perché fatto senza un impegno di fedeltà; di conseguenza 
                      non è l’amore di due persone che hanno unito insieme le 
                      loro vite, non importa quanto forti possano essere i loro 
                      sentimenti. L’amore di una coppia che pratica sesso 
                      prematrimoniale può essere solo condizionale e parziale». 
                        
                      4. Innaturale? 
                      Ho avuto 
                      questa discussione più dettagliata sul caso ideale con più 
                      di uno studente nei giorni successivi alla discussione dei 
                      papers in classe. Devo dire che, a tuttora, non mi ha 
                      convinto del tutto. Non nel senso che non mi pare un 
                      argomento sufficiente contro il sesso prematrimoniale. 
                      Credo anzi lo sia; e più che sufficiente. Che col sesso 
                      non si può scherzare, e precisamente in quanto agisce 
                      potentemente e inesorabilmente sulla personalità morale di 
                      chi lo fa, è un dato di fatto che dovrebbe mettere 
                      chiunque sull’allerta. No! Il punto è che parlare di 
                      questo dato di fatto non mi è mai apparsa la soluzione 
                      ultima alla questione. 
                      Ho 
                      ricominciato a riflettere sulla risposta di fondo degli 
                      studenti. Sul senso di quell’innaturale che si sono 
                      infine un po’ tutti ritrovati sulle labbra. Che 
                      intendevano, magari irriflessivamente (ma realmente), con
                      innaturale? 
                      Credo che 
                      tale parola rivela anzitutto la loro intuizione profonda 
                      che la natura ha un senso, un significato oggettivo che vi 
                      è inscritto, e che è indipendente dalle scelte umane (dal 
                      puramente convenzionale). Un significato che noi riusciamo 
                      piano piano a penetrare. Non è forse questa anche la prima 
                      grande intuizione della filosofia greca? Che dietro 
                      l’apparente caos del divenire si cela in realtà un ordine, 
                      un disegno intelligente che ne regola efficacemente i 
                      movimenti. 
                      Non è 
                      ingenuo fisicismo o biologismo. Il giudizio degli studenti 
                      sull’innaturalità dei rapporti prematrimoniali non 
                      può essere paragonato a esempi stupidi come il tapparsi le 
                      orecchie, il camminare sulle mani e simili. C’è qualcosa 
                      di più; e di diverso. Talvolta, infatti, è naturale 
                      tapparsi le orecchie (per proteggerci, o per gioco...) e 
                      talvolta è naturale camminare sulle mani (per giocare, 
                      allenarci...); e quasi sempre è naturale mangiare un 
                      gelato semplicemente perché ci piace: nessuno per tali 
                      casi solleva dubbi seri di innaturalità. Lo si potrebbe 
                      semmai paragonare a tapparsi definitivamente le 
                      orecchie o a precludere per sempre i movimenti 
                      delle dita, o anche a causare l’estinzione dei gufi 
                      maculati del Pacifico. L’innaturale è l’intuizione 
                      di un fine e di una ricchezza intelligibili della natura: 
                      qualcosa che non va frustrato senza che si dia un 
                      motivo sufficiente per farlo. È evidente, ad esempio, 
                      che non bisogna tapparsi definitivamente le 
                      orecchie a meno che non sia l’unico modo per 
                      salvarsi la vita, o che non bisogna 
                      intenzionalmente estinguere i gufi maculati a meno che
                      non sia l’unico modo per salvare le altre razze 
                      animali o la stessa razza umana. Il piacere di farlo 
                      non è un motivo sufficiente: questa è un’altra evidenza 
                      logicamente implicita nell’intuizione. 
                      “C’è 
                      qualcosa di innaturale nel sesso occasionale!” è il 
                      giudizio intuitivo che il sesso ha un significato 
                      oggettivo intelligibile e che non si danno motivi validi 
                      per ostacolarlo o frustrarlo. È dunque al tempo stesso 
                      un’intuizione morale: l’intuizione che la natura (non il
                      fatto bensì l’ordine) è importante e 
                      che il significato oggettivo del sesso è più 
                      importante del suo significato soggettivo. Mi spiego 
                      meglio. Nessuno nega (e soprattutto al livello intuitivo) 
                      che il piacere sia naturale. Il giudizio spontaneo di 
                      innaturalità sottende dunque una gerarchia etica. Esso 
                      significa che, nel contesto dell’agire umano (libero e 
                      responsabile), la naturalità del piacere non deve 
                      vanificare la naturalità oggettiva intrinseca all’azione 
                      da compiere, e che il rispetto di quest’ordine di 
                      importanza è precisamente ciò che per l’essere umano è 
                      moralmente naturale. L’unione coniugale possiede un 
                      valore morale più alto del mero piacere del sesso. Perciò, 
                      se il sesso fuori del matrimonio danneggia la futura 
                      possibile unione coniugale, questo stesso fatto giustifica 
                      la conclusione spontanea che quel sesso è innaturale 
                      e dev’essere evitato. 
                        
                      5. Il senso comune dell’unione coniugale 
                      Non era 
                      dunque un semplice dato di fatto in gioco ma l’altissimo 
                      valore che la nostra coscienza attribuisce spontaneamente 
                      all’unione coniugale. Ciò che è innaturale è porre il 
                      piacere del sesso al di sopra di essa, ed è innaturale 
                      perché la nostra natura etica non conferisce al solo 
                      piacere un tale primato. Sono convinto che questa è una 
                      buona interpretazione dei giudizi di senso comune 
                      impliciti nella discussione avuta coi miei studenti. Tale 
                      interpretazione, però, sposta il problema a un altro e più 
                      profondo livello di conoscenza implicita: che cos’è quest’unione 
                      coniugale? Che sia qualcosa di molto importante è 
                      assodato, ma che cosa esattamente? Finché il “che cosa” 
                      non sarà più chiaro anche i contorni del “perché” 
                      rimarranno incerti. 
                      Non c’è 
                      modo di esaurire la risposta, e a maggior ragione in poche 
                      righe. Cerco di aiutarmi scrutando il mio stesso senso 
                      comune, la mia conoscenza implicita. Che c’è nell’unione 
                      coniugale da farla così grande, bella e attraente? La 
                      solitudine sta sull’altra sponda: bisogna probabilmente 
                      partire da lì. L’essere umano non è fatto per stare da 
                      solo. Qualunque cosa sia “solitudine” è certamente inumano 
                      e innaturale. Il linguaggio in cui viviamo non è 
                      solitudine; e così il pensiero, fatto dell’alterità di 
                      miriadi di concetti e segni linguistici. La storia non è 
                      solitudine; e la scienza, la letteratura, la posta 
                      elettronica e la preghiera. I valori morali non sono 
                      solitudine. I nostri corpi non sono solitudine... 
                      Dare a qualcuno la nostra importanza ed essere importanti 
                      per qualcuno sono tutto il nostro essere morale. Nulla 
                      vale la pena se non c’è qualcuno a cui darlo, o con cui 
                      farlo e condividerlo; e nulla importa se non c’è qualcuno 
                      che pensa a noi per noi stessi, cioè che ci ama. Se Dio 
                      non c’è, se la sua provvidenza non ci dà assoluta 
                      importanza al di là del tempo e dello spazio, siamo tutti 
                      condannati all’infelicità di un’esistenza limitata e senza 
                      senso, a una solitudine cosmica. 
                      Unione 
                      coniugale è anzitutto creare insieme. La vita è un 
                      grande progetto, e l’unione coniugale è l’aspirazione a 
                      progettarlo insieme e condividerne tutta l’avventura. 
                      Donazione totale, condivisione totale e accettazione 
                      totale formano i primi sentimenti morali genuini di una 
                      giovane coppia; i primi tentativi buffi di dimostrare che 
                      “niente ha senso senza di te”, e “che tutto ciò che sono e 
                      faccio ti appartengono” e “che tutto ciò che ti riguarda è 
                      per me importante e mi piace”. Fedeltà è dimostrare a 
                      qualcuno che vale così tanto da donargli tutto senza 
                      riserve. Chi non è fedele “per sempre” perde la 
                      possibilità di realizzare il suo essere morale. 
                      Ma l’insieme 
                      del progetto coniugale non è astratto o indeterminato; non 
                      è un insieme qualsiasi e un progetto qualsiasi: è 
                      l’insieme dei due sessi e di tutto ciò che essi 
                      significano. L’insieme del corpo maschile è il 
                      corpo femminile, e l’insieme dei due è il 
                      matrimonio e la famiglia. Il creare insieme si 
                      estende nella storia e nelle generazioni: è il desiderio 
                      di figli che è anch’esso inscritto nella differenza e 
                      nell’unione dei due sessi. Già oltre l’esistenza 
                      individuale, il creare insieme si estende poi anche 
                      a Dio: è il desiderio di collaborare con Lui nella storia
                      co-creando la generazione successiva e la società 
                      del domani. Il matrimonio autentico, non c’è dubbio, ha 
                      sempre una connotazione religiosa: il senso di una 
                      missione che trascende la storia orizzontale, e in cui sia 
                      lo sposo sia i figli sono misterioso dono e prestito che 
                      non può essere tradito. 
                      Intendo 
                      tutto questo come uno schizzo della conoscenza spontanea 
                      che tutti, più o meno, abbiamo dell’unione coniugale. Tale 
                      conoscenza scaturisce gradatamente dall’esperienza (teoretico-morale) 
                      della sessualità; cioè, dal contatto esistenziale con 
                      l’essere umano maschio e femmina. È la progressiva 
                      scoperta del significato intrinseco di essa; un 
                      significato che attrae e mette in moto, senza 
                      intermediari, la ragion pratica. L’unione coniugale è il 
                      perché teoretico del sesso, dell’esistenza del duplice 
                      essere umano. Ed è buona; e qualunque cosa la 
                      danneggi è male e innaturale. 
                        
                      6. Effetto automatico, fatti e legge naturale 
                      Tommaso 
                      d’Aquino dimostra l’illiceità del sesso prematrimoniale in 
                      maniera indiretta, in quanto esso implica o la malizia 
                      della contraccezione o il rischio irresponsabile e 
                      ingiusto di mettere al mondo un bambino fuori dall’unione 
                      stabile sponsale: il solo habitat naturale alla sua 
                      crescita e sviluppo come uomo. 
                      Per i fini di Tommaso questo duplice argomento è forte e 
                      convincente (non mi soffermerò adesso su come egli lo 
                      svolge). 
                      Possiamo sempre immaginare, tuttavia, il caso ideale di 
                      due soggetti così sterili da non aver bisogno di 
                      contraccettivi senza per ciò stesso incorrere in alcun 
                      “rischio”. Che ci sarebbe di male in questo caso? Ci 
                      sarebbe di male precisamente che il sesso non avverrebbe 
                      nel suo contesto di significato, che è l’unione coniugale. 
                      E che, quando non avviene in quel contesto, lo danneggia 
                      necessariamente. 
                      Tutto ciò 
                      può essere anche spiegato e approfondito tramite uno 
                      studio dell’intenzionalità degli agenti morali. Dicendo, 
                      ad esempio, che c’è in essa una mancanza di donazione e 
                      accettazione totale e una conseguente strumentalizzazione 
                      del partner; che nel sesso occasionale o prematrimoniale 
                      il linguaggio del corpo (di cui procreazione è una 
                      delle voci principali) parla in direzione diversa dall’occasionalità 
                      o parzialità del rapporto; che la virtù della castità – la 
                      virtù dell’armonia tra l’io corporeo e l’io spirituale – 
                      non può essere esercitata, e che è probabilmente anche per 
                      ciò che diminuisce la capacità di fedeltà dei soggetti 
                      coinvolti; ecc.  
                      Queste 
                      riflessioni sono certamente da fare e sviluppare. I miei 
                      studenti però avevano ragione. Il punto fondamentale da 
                      cui bisogna partire non è una riflessione astratta sui 
                      significati e sulle intenzioni, ma il fatto inequivocabile 
                      dell’effetto unitivo automatico del sesso. Un effetto che, 
                      senza dubbio, dipende dall’intenzionalità delle scelte 
                      libere degli agenti, ma che è comunque un fatto di 
                      (relativamente) facile interpretazione. 
                      Il sesso 
                      prematrimoniale danneggia di fatto la fedeltà 
                      coniugale e bisognerà dunque meglio definirlo come sesso
                      anti-matrimoniale. Chi non è d’accordo faccia pure 
                      quel che vuole (Ovvio! Non è questo il punto). Nessuno, 
                      però, potrà sfuggire al fatto che chi pratica sesso 
                      prematrimoniale non è un buon partito, o comunque non è il 
                      partito migliore. Ogni genitore assennato dovrebbe dare 
                      questo consiglio. Si tratta di una regola prudenziale che 
                      le statistiche sui divorzi possono facilmente confermare: 
                      chi vuole un matrimonio felice, riuscito, fedele... deve 
                      anzitutto preferire persone che non abbiano avuto altri 
                      partner sessuali; e poi, con la persona prescelta, deve 
                      cercare di aspettare la prima notte di matrimonio. Ripeto: 
                      non c’è niente di strano a dire ciò e, in fondo,... tutti 
                      lo sanno. 
                      E neppure 
                      c’è niente di strano in questo nesso intrinseco tra fatti 
                      (corporei) e morale. Se è vero che c’è una natura umana e 
                      una legge morale naturale, ogni violazione avrà 
                      necessariamente effetti facilmente riscontrabili, magari 
                      non nel caso singolo ma certamente nei grandi numeri. Il 
                      ragionamento funziona anche al contrario: se è vero che ci 
                      sono connessioni riscontrabili tra fatti (corporei) ed 
                      effetti (morali), allora è vero che esiste una natura 
                      umana e una legge morale naturale; è vero cioè che, 
                      piaccia o no, le nostre azioni e scelte producono 
                      necessariamente certi effetti non scelti nella 
                      nostra personalità morale. Detto ancora più brutalmente: 
                      la legge morale è statisticamente verificabile e i suoi 
                      effetti sono scientificamente prevedibili. Non nel senso 
                      delle verifiche delle scienze empiriche ma nel senso delle 
                      verifiche empiriche morali: quelle delle virtù e 
                      dei vizi. 
                      Già 
                      Aristotele ne aveva raggiunto piena consapevolezza. Per 
                      lui, si sa, la scienza morale non può assurgere allo 
                      stesso grado di certezza e stabilità delle altre scienze, 
                      ma nella realtà umana non c’è nulla di più stabile e certo 
                      della virtù. «Infatti intorno a nessuna delle opere umane 
                      sussiste certezza così come intorno alle attività conformi 
                      a virtù: tutti infatti concorderanno che queste sono più 
                      stabili anche delle scienze». 
                      L’amicizia del virtuoso (inclusa la particolare amicizia 
                      che si realizza nell’unione coniugale) è perciò l’amicizia 
                      più stabile e durevole. 
                      E una società non casta, possiamo aggiungere e 
                      verificare noi, sarà ricca di divorzi e povera di 
                      figli: subirà cioè tutti gli effetti del danno ai due beni 
                      principali dell’unione coniugale. 
                      Detto 
                      incidentalmente: la verificabilità fattuale della legge 
                      naturale è anche la ragione principale del valore 
                      prudenziale da attribuire ai giudizi etici della 
                      tradizione. I fatti della legge morale sono infatti
                      molto evidenti nel lungo periodo. Alcuni di essi 
                      possono sfuggire talvolta a qualche individuo o 
                      istituzione, e a qualche società o a qualche decennio, ma 
                      non al lungo, lento e inesorabile camminare della storia. 
                      La tradizione tende a conservare le letture migliori e più 
                      sagge della natura e a disperdere e dimenticare quelle 
                      miopi, false o menzognere. Quando siano in gioco giudizi 
                      prudenziali è sempre meglio dare più credibilità alle 
                      miriadi di uomini che ci hanno preceduto piuttosto che a 
                      pochi innovatori del nostro tempo. 
                      C’è un 
                      ultimo punto con cui vorrei chiudere questa riflessione. 
                      Ho detto prima che i nostri giudizi spontanei sull’innaturalità 
                      di certe azioni umane si fondano sull’intuizione radicale, 
                      teoretica e morale, che c’è un ordine nella natura e che 
                      tale ordine è importante. Sono convinto che tutti 
                      condividiamo più o meno quest’intuizione radicale, e che 
                      tutti, almeno in alcuni ambiti, cerchiamo di conformarci a 
                      ciò che di quell’ordine riusciamo a comprendere. Perché? 
                      Quell’intuizione 
                      radicale avviene in realtà in direzione trascendente. Essa 
                      nasconde l’intuizione ancora più profonda di un’Alterità 
                      personale creatrice di quell’ordine; un Qualcuno 
                      che lo ha voluto rendendolo importante in sé. L’ordine 
                      della natura ci parla della volontà di Dio. E se tale 
                      ordine appare più importante di quello disponibile alla 
                      soggettività del nostro piacere, ciò significa che per 
                      natura tendiamo prima di tutto all’unione con Dio e 
                      percepiamo la sua volontà come il fondamento di ogni 
                      moralità. 
                      Ed ecco un altro fatto verificabile della legge naturale: 
                      l’uomo sinceramente etico – quello pronto a sacrificare i 
                      propri piaceri per il bene e i princìpi morali – e l’uomo 
                      sinceramente religioso tendono a coincidere. 
                         
                            
                        
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