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SAN TOMMASO D'AQUINO

 

SULLA LEGGE

 

SOMMA TEOLOGICA

PRIMA SECUNDAE (I-II)

(Trad. Giuseppina D'Addelfio)

QUAESTIO 93

Sulla legge eterna

ARTICOLO 5

 

Gli enti naturali contingenti sono soggetti alla legge eterna?

 

 

Circa il quinto punto procediamo così. Sembra che gli enti naturali contingenti non siano soggetti alla legge eterna. La promulgazione è infatti essenziale alla legge, come sopra è stato detto (q. 90, a. 4). Ma la promulgazione non può farsi se non verso creature razionali, alle quali qualcosa può essere annunziata. Quindi soltanto le creature razionali sono soggette alla legge eterna. Dunque, non lo sono gli enti naturali contingenti.

 

2. Inoltre, «quelle cose che obbediscono alla ragione, partecipano in qualche modo della ragione», come si dice nel primo libro dell’Etica Nicomachea (c. 13). La legge eterna, infatti, è ragione suprema, come sopra è stato detto (a. 1). Non partecipando, dunque, gli enti naturali contingenti in alcun modo della ragione, ma essendo del tutto privi di ragione, sembra non siano soggetti alla legge eterna.

 

3. Inoltre, la legge eterna è efficace in massimo grado. Ma negli enti naturali contingenti accadono difetti. Dunque essi non sono soggetti alla legge eterna.

 

Ma di contro vi è ciò che è detto nel libro dei Proverbi (8, 29): «quando (Dio) stabiliva intorno al mare i suoi limiti, poneva una legge alle acque affinché non oltrepassassero i propri confini».

 

Rispondo dicendo che la condizione della legge eterna, che è legge di Dio, è diversa da quella della legge dell’uomo. Infatti la legge dell’uomo non si estende se non alle creature razionali che sono a lui soggette. E il motivo di ciò sta nel fatto che la legge ha il compito di regolare gli atti che sono appropriati per coloro che sono soggetti al governo di un altro: conseguentemente, nessuno, parlando propriamente, può imporre una legge ai propri atti. Ora tutte le azioni che si compiono nell’usare le cose prive di ragione soggette all’uomo, si compiono per mezzo di atto dell’uomo stesso che mette in movimento tali cose: infatti tali creature irragionevoli non guidano se stesse, ma sono guidate da altro, come sopra è stato stabilito (q. 1, a. 2). E perciò alle cose prive di ragione l’uomo non può imporre una legge, per quanto queste cose siano a lui soggette. Invece a ciò che è dotato di ragione può imporre una legge, nella misura in cui con un comando o con un qualsiasi enunciato, imprime nella loro mente una regola che è principio dell’agire. E così come, infatti, l’uomo imprime, enunciando, un certo principio interiore degli atti dell’uomo a lui soggetto, allo steso modo anche Dio imprime a tutta la natura i principi dei propri atti. E perciò in questo modo si dice che Dio comanda tutta la natura, secondo quanto si dice nel Salmo 148, al versetto 6: «Un precetto pose, e questo non passerà». E attraverso questo ragione tutti i moti e gli atti di tutta la natura sono sottoposti alla legge eterna. Conseguentemente, in altro modo le creature prive di ragione sono soggette alla legge eterna, nella misura in cui sono mosse dalla divina provvidenza, non però attraverso la comprensione del comando di Dio, così come le creature razionali.

 

Risposta al primo argomento: in questo modo si ha che il principio intrinseco d’azione viene impresso negli enti naturali, così come si ha la promulgazione della legge rispetto agli uomini: perché attraverso la promulgazione della legge si imprime negli uomini, come è stato detto, un principio che dirige i loro atti.

 

Risposta al secondo argomento: le creature prive di ragione non partecipano della ragione umana, né ad essa obbediscono: partecipano tuttavia, con la loro obbedienza, della ragione divina. Infatti la potenza della ragione divina è più estesa della potenza della ragione umana. E così come le membra del corpo umano sono mosse dal comando della ragione e tuttavia non partecipando della ragione perché non hanno alcuna apprensione ordinata di essa, allo stesso modo anche le creature prive di ragione sono mosse da Dio e tuttavia non per questo sono razionali.

 

Risposta al terzo argomento: i difetti che accadono negli enti naturali, sebbene siano contro l’ordine delle cause particolari, tuttavia non sono contro l’ordine delle cause universali; e specialmente della causa prima, che è Dio, alla cui provvidenza niente può sottrarsi, come è stato detto nella Prima Parte (q. 22, a. 2). E poiché la legge eterna è la ragione della divina provvidenza, come è stato detto (a. 1), perciò i difetti delle cose naturali ricadono sotto la legge eterna.

 

 
     

SULLA LEGGE

SULLA LEGGE IN GENERALE

I-II, q. 90, Sull’essenza della legge

I-II, q. 91, Le diverse leggi

I-II, q. 92, Sugli effetti della legge

SULLE PARTI DELLA LEGGE

Legge eterna

I-II, q. 93, Sulla legge eterna

Legge naturale

I-II, q. 94, Sulla legge naturale

Legge umana

I-II, q. 95, Sulla legge umana in se stessa

I-II, q. 96, Sul potere della legge umana

I-II, q. 97, Sul cambiamento delle leggi

Legge antica

I-II, q. 98, Sulla legge antica

I-II, q. 99, Sulla distinzione dei precetti della legge antica

I-II, q. 100, Sui precetti morali

I-II, q. 101, Sui precetti cerimoniali in se stessi

I-II, q. 102, Sulle cause dei precetti cerimoniali

I-II, q. 103, Sulla durata dei precetti cerimoniali

I-II, q. 104, Sui precetti giudiziali

I-II, q. 105, Sulla natura dei precetti giudiziali

Legge nuova

I-II, q. 106, Sulla legge nuova (che è la legge del Vangelo) in se stessa

I-II, q. 107, Sul confronto tra la legge nuova e la legge antica

I-II, q. 108, Sulle cose che sono contenute nella legge nuova