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SAN TOMMASO D'AQUINO

 

SULLA LEGGE

 

SOMMA TEOLOGICA

PRIMA SECUNDAE (I-II)

(Trad. Giuseppina D'Addelfio)

QUAESTIO 99

Sulla distinzione dei precetti della legge antica

ARTICOLO 2

 

La legge antica contiene dei precetti morali?

 

 

Circa il secondo punto procediamo così. Sembra che la legge antica non contenga precetti morali. Infatti la legge antica si distingue dalla legge naturale, come è stato affermato sopra (q. 91, a.4; 1. 98, a. 5). Ma i precetti morali appartengono alla legge di natura. Dunque, essi non appartengono alla legge antica.

 

2. Inoltre, dove non arriva la ragione umana, lì la legge divina deve venire in aiuto, come emerge dalle cose che appartengono alla fede, che sono al di sopra della ragione. Ma la ragione dell’uomo sembra essere sufficiente per i precetti morali. Dunque, i precetti morali non appartengono alla legge antica che è legge divina.

 

3. Inoltre, la legge antica è detta «lettera che uccide», come emerge dalla Seconda Lettera ai Corinzi (3, 6). Ma i precetti morali non uccidono, bensì fanno vivere, secondo le parole del Salmo 118 (93): «In eterno non dimenticherò i tuoi statuti, perchè in essi tu mi hai dato la vita». Dunque, i precetti morali non appartengono alla legge antica.

 

Ma di contro vi è ciò che viene detto nella Siracide (17, 9): «Diede inoltre loro una disciplina e fece loro ereditare una legge di vita». Ora la disciplina appartiene ai costumi; a proposito del passo della Lettera agli Ebrei (12, 11) in cui si dice «Ogni disciplina, ecc. …», «la disciplina e l’educazione dei costumi attraverso cose difficili». Dunque, la legge data da Dio conteneva precetti morali.

 

Rispondo dicendo che, la legge antica conteneva dei precetti morali, come emerge dall’Esodo (20, 13, 15) «non uccidere, non rubare». E questo a ragione. Infatti, come l’intenzione principale della legge umana è stabilire l’amicizia degli uomini tra loro, così l’intenzione della legge divina è stabilire principalmente l’amicizia dell’uomo verso Dio. Essendo però nell’essenza dell’amore la somiglianza, secondo quanto si legge nella Sapienza (13, 19) «Ogni animale ama il suo simile», è impossibile che ci sia amicizia dell’uomo verso Dio, che è l’ottimo, a meno che gli uomini non diventano buoni. Di conseguenza si dice nel Levitico (19, 2): «Siate santi, perché io sono santo». Ma la bontà dell’uomo è la virtù, che «rende buono chi la possiede» (2 Ethic., 6). E perciò era necessario che fossero dati precetti della legge antica anche circa gli atti di virtù. E questi sono i precetti morali della legge.

 

Risposta al primo argomento: la legge antica si distingue dalla legge naturale non in quanto da essa del tutto aliena, ma in quanto aggiunge ad essa qualcosa. Come infatti la grazia presuppone la natura, così è necessario che la legge divina presupponga la legge naturale.

 

Risposta al secondo argomento: compito proprio della legge divina era non solo aiutare l’uomo nelle cose per le quali la ragione è insufficiente, ma anche nelle cose circa le quali accade alla ragione di trovarsi in difficoltà. Ora la ragione degli uomini non poteva sbagliare in universale a proposito dei precetti morali in quanto universalissimi precetti della legge di natura, ma tuttavia per l’abitudine di peccare, veniva a oscurarsi nel campo delle azioni particolari. Invece a proposito degli altri precetti morali che sono come le conclusioni dedotte dai principi comuni della legge di natura, la ragione di molti si inganna così da considerare lecite quelle cose che in se stesse sono malvagie. Di conseguenza è necessario che la legge divina attraverso la sua autorità venisse in aiuto dell’uomo contro entrambi questi difetti. Così anche tra le cose cui credere sono a noi proposte non solo quelle cose che la ragione non può attingere, come il fatto che Dio è trino, ma anche quelle cose alle quali la retta ragione può arrivare, come che Dio è uno, per escludere l’errore della ragione umana che accadeva in molti casi.

 

Risposta al terzo argomento: come mostra Agostino (De Spiritu et Littera c. 14), anche la lettera della legge rispetto ai precetti morali può essere occasione di morte, nella misura in cui, cioè, comanda ciò che è buono, senza fornire l’aiuto della grazia per realizzarlo.

 

 
     

SULLA LEGGE

SULLA LEGGE IN GENERALE

I-II, q. 90, Sull’essenza della legge

I-II, q. 91, Le diverse leggi

I-II, q. 92, Sugli effetti della legge

SULLE PARTI DELLA LEGGE

Legge eterna

I-II, q. 93, Sulla legge eterna

Legge naturale

I-II, q. 94, Sulla legge naturale

Legge umana

I-II, q. 95, Sulla legge umana in se stessa

I-II, q. 96, Sul potere della legge umana

I-II, q. 97, Sul cambiamento delle leggi

Legge antica

I-II, q. 98, Sulla legge antica

I-II, q. 99, Sulla distinzione dei precetti della legge antica

I-II, q. 100, Sui precetti morali

I-II, q. 101, Sui precetti cerimoniali in se stessi

I-II, q. 102, Sulle cause dei precetti cerimoniali

I-II, q. 103, Sulla durata dei precetti cerimoniali

I-II, q. 104, Sui precetti giudiziali

I-II, q. 105, Sulla natura dei precetti giudiziali

Legge nuova

I-II, q. 106, Sulla legge nuova (che è la legge del Vangelo) in se stessa

I-II, q. 107, Sul confronto tra la legge nuova e la legge antica

I-II, q. 108, Sulle cose che sono contenute nella legge nuova