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SAN TOMMASO D'AQUINO

 

SULLA LEGGE

 

SOMMA TEOLOGICA

PRIMA SECUNDAE (I-II)

(Trad. Giuseppina D'Addelfio)

QUAESTIO 100

Sui precetti morali

ARTICOLO 4

 

I precetti del decalogo sono distinti in modo opportuno?

 

 

Circa il quarto punto procediamo così. Sembra che i precetti del decalogo siano distinti in modo opportuno (Es. 20; 8; Deut. 5, 6 e ss.). La virtù di latria è altra dalla fede. Ma i precetti riguardano gli atti delle virtù. D’altra parte ciò che viene detto all’inizio del decalogo, «Non avrai altro Dio all’infuori di me», appartiene alla fede. Ciò che invece viene aggiunto dopo, «Non ti farai scultura», appartiene alla latria. Dunque due sono i precetti e non uno come dice Agostino (Qq. In Exod., q.71).

 

2. Inoltre, nella legge si distinguono precetti affermativi e precetti negativi, come «Onora il padre e la madre» e «Non uccidere». Ma l’espressione «Io sono il Signore Dio tuo» è affermativa; quello che invece si aggiunge dopo, «Non avrai altro Dio all’infuori di me», è negativa. Dunque due sono i precetti e non rientrano sotto uno solo come dice Agostino (loco cit.).

 

3. Inoltre, l’Apostolo nella Lettera ai Romani (7, 7) dice: «Non avrei conosciuto la concupiscenza se la legge non avesse detto “non desiderare”». E così sembra che questo precetto, «Non desiderare», sia unico. Dunque non deve essere distinto in due.

 

Ma di contro vi è l’autorità di Agostino che, nella Glossa (in Exod. c. 20), pone tre precetti in rapporto a Dio e sette in rapporto al prossimo.

 

Rispondo dicendo che i precetti del decalogo sono diversamente distinti da autori diversi. Infatti Esichio, in riferimento al passo del Levitico (26, 26),  «Dieci donne potranno cuocere il pane in un solo forno», afferma che il precetto della santificazione del sabato non rientra nel decalogo perché non era da osservare alla lettera in tutti i tempi. Tuttavia egli distingue quattro precetti che riguardano Dio. Il primo è: «Io sono il Signore Dio tuo»; il secondo «Non avrai dei stranieri al mio cospetto» (e così anche Girolamo distingue due cose, commentando l’espressione di Osea «per le tue duplicate iniquità»); il terzo precetto invece dice: «Non ti farai scultura alcuna»; il quarto: «Non nominerai il nome di Dio invano». Esichio dice che, invece, i precetti riguardanti il prossimo sono sei. Il primo è: «Onora tuo padre e tua madre»; il secondo «Non uccidere»; il terzo: «Non commettere adulterio»; il quarto: «Non rubare»; il quinto «Non dire falsa testimonianza»; il sesto: «Non desiderare».
Ma, per prima cosa, notiamo che, in modo non opportuno, se il precetto dell’osservazione del sabato in nessun modo appartenesse al decalogo, in nessun modo si inserirebbe in esso. In secondo luogo, essendo scritto nel Vangelo di Matteo (6, 24) «Nessuno può servire a due padroni», sembrano rientrare nella stessa idea [eiusdem rationis esse videtur] e ricadere sotto lo stesso precetto «Io sono il Signore Dio tuo» e «Non avrai dei stranieri». E perciò Origene (Homil. 8 in Exod.), pur distinguendo quattro precetti che ordinano a Dio, pone questi due come un solo precetto; come secondo pone: «Non ti farai scultura alcuna»; come terzo: «Non nominerai il nome di Dio invano»; come quarto: «Ricordati di santificare il giorno del sabato». Per gli altri sei concorda con Esichio.
Ma poiché fare delle sculture e delle immagini è proibito solo perché non si adorassero come divinità (infatti Dio stesso ordinò che anche nel tabernacolo si costruissero dei serafini, come si afferma nell’Esodo, 25, 18 e ss.); in modo più opportuno Agostino pone sotto un unico precetto «Non avrai dei stranieri» e «Non farai scultura alcuna». In maniera simile anche il desiderio della moglie di un altro riguarda la concupiscenza della carne, invece il desiderio delle cose di un altro, che è desiderio di possesso, appartiene alla concupiscenza degli occhi; e perciò anche Agostino pone due precetti: uno proposito del non desiderare le cose altrui, uno a proposito della moglie di un altro. E così pone tre precetti che riguardano Dio e sette che riguardano il prossimo. E questa articolazione è migliore.

 

Risposta al primo argomento: la latria non è che una certa professione di fede; di conseguenza, non si devono dare dei precetti a proposito della latria e altri a proposito della fede. Tuttavia era più necessario dare quelli sulla latria che sulla fede, perché il precetto relativo alla fede è presupposto al decalogo, come il precetto dell’amore. Così come, infatti, i primi precetti universali della legge naturale sono per sé noti a chi possiede la ragione naturale e non hanno bisogno di promulgazione; allo stesso modo anche credere in Dio è qualcosa di primo e per sé noto per chi possiede la fede. Infatti, come si dice nella Lettera agli Ebrei (11, 6): «chi si avvicina a Dio, deve credere che egli è». E perciò non c’è bisogno di altra promulgazione che l’infusione della fede.

 

Risposta al secondo argomento: i precetti affermativi si distinguono dai negativi, quando l’uno non è incluso nell’altro; nel precetto per esempio che prescrive di onorare i genitori, non è incluso quello che proibisce di uccidere un uomo e viceversa, e viceversa. Ma quando l’affermativo è compreso nel negativo o viceversa, non si danno, su questo, precetti diversi; così come, oltre al «Non desiderare», non si dà un altro precetto che dice di conservare la roba d’altri o un altro che dice di restituirla. Per lo stesso motivo non sono distinti i precetti circa il credere in Dio e il non credere in altri dei.

 

Risposta al terzo argomento: tutte le concupiscenze convengono in un aspetto comune, e perciò l’Apostolo parla la singolare del relativo precetto. Poiché, tuttavia, i moventi specifici del desiderio sono diversi, Agostino distingue diversi precetti sul non desiderare: infatti i desideri si distinguono specificamente tra loro secondo la diversità degli atti e degli oggetti della concupiscenza, come il Filosofo dice nel decimo libro dell’Etica Nicomachea (c. 5).

 

 
     

SULLA LEGGE

SULLA LEGGE IN GENERALE

I-II, q. 90, Sull’essenza della legge

I-II, q. 91, Le diverse leggi

I-II, q. 92, Sugli effetti della legge

SULLE PARTI DELLA LEGGE

Legge eterna

I-II, q. 93, Sulla legge eterna

Legge naturale

I-II, q. 94, Sulla legge naturale

Legge umana

I-II, q. 95, Sulla legge umana in se stessa

I-II, q. 96, Sul potere della legge umana

I-II, q. 97, Sul cambiamento delle leggi

Legge antica

I-II, q. 98, Sulla legge antica

I-II, q. 99, Sulla distinzione dei precetti della legge antica

I-II, q. 100, Sui precetti morali

I-II, q. 101, Sui precetti cerimoniali in se stessi

I-II, q. 102, Sulle cause dei precetti cerimoniali

I-II, q. 103, Sulla durata dei precetti cerimoniali

I-II, q. 104, Sui precetti giudiziali

I-II, q. 105, Sulla natura dei precetti giudiziali

Legge nuova

I-II, q. 106, Sulla legge nuova (che è la legge del Vangelo) in se stessa

I-II, q. 107, Sul confronto tra la legge nuova e la legge antica

I-II, q. 108, Sulle cose che sono contenute nella legge nuova