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SAN TOMMASO D'AQUINO

 

SULLA LEGGE

 

SOMMA TEOLOGICA

PRIMA SECUNDAE (I-II)

(Trad. Giuseppina D'Addelfio)

QUAESTIO 100

Sui precetti morali

ARTICOLO 11

 

È opportuno distinguere altri precetti della legge morale

oltre quelli del decalogo?

 

 

Circa l’undicesimo punto procediamo così. Sembra che in modo non opportuno si distinguano altri precetti della legge morale oltre quelli del decalogo. Infatti, il Signore dice nel Vangelo secondo Matteo (22, 40): «Nei due precetti della carità è racchiusa tutta la legge e i profeti». Ma questi due precetti sono esplicitati nei dieci precetti del decalogo. Dunque non è necessario che siano altri precetti morali.

 

2. Inoltre, i precetti morali si distinguono da quelli giudiziali e cerimoniali, come è stato detto (q. 99, aa. 3 e ss.). Ma le determinazioni universali dei precetti morali appartengono ai precetti giudiziali e cerimoniali; d’altra parte i precetti universali sono contenuti nel decalogo, o anche presupposti da esso, come è stato detto (a. 3). Dunque in modo non opportuno sono stati dati altri precetti morali oltre il decalogo.

 

3. Inoltre, i precetti morali riguardano gli atti di tutte le virtù, come è stato detto sopra (a. 2). Così come, dunque, nella legge sono posti, oltre al decalogo, precetti morali che riguardano la latria, la liberalità, la misericordia e la castità, allo stesso modo avrebbero dovuto essere posti dei precetti che riguardavano le altre virtù, ad esempio la fortezza, la sobrietà, e altri del genere. Invece questi mancano. Dunque non in modo opportuno si distinguono nella legge altri precetti morali, oltre a quelli del decalogo.

 

Ma di contro vi è quello che si dice nel Salmo 18 (8): «La legge del Signore è senza macchia, converte le anime». Ma anche mediante altri precetti morali che si aggiungono al decalogo, l’uomo si conserva senza macchia di peccato e si converte a Dio. Dunque, alla legge spettava anche dare altri precetti morali.

 

Rispondo dicendo che, come emerge dalle cose dette (q. 99, aa. 3 e ss.), i precetti giudiziali e cerimoniali hanno forza solo in base alla loro istituzione, poiché prima di essere istituiti, non sembrava facesse differenza una cosa o un'altra. Ma i precetti morali hanno efficacia in base al dettame stesso della ragione naturale, anche se non vengono mai sanciti dalla legge. Ed essi sono di tre gradi. Alcuni sono certissimi e tanto manifesti da non aver bisogno di essere enunciati: ad esempio, i comandamenti sull’amore verso Dio e verso il prossimo, e altri simili, costituiscono quasi il fine dei precetti, come è stato detto (a. 3; a. 4) e, quindi, nei loro riguardi nessuno può sbagliarsi nel giudicare. Altri precetti, invece, sono maggiormente determinati, ma hanno una ragione che qualsiasi persona, anche del popolo, subito può facilmente riconoscere. Essi tuttavia hanno bisogno di essere enunciati, perché in pochi casi può capitare uno stravolgimento dell’umano giudizio. Questi sono i precetti del decalogo. Infine altri precetti hanno, invece, una ragione che non è manifesta a chiunque, ma solo ai sapienti: questi sono i precetti morali aggiunti al decalogo, trasmessi da Dio al popolo attraverso Mosè e Aronne.
Ma poiché le cose che sono evidenti, sono principi della conoscenza delle cose che non sono manifeste; gli altri precetti morali aggiunti al decalogo si riconducono a quelli del decalogo, essendo come delle aggiunte rispetto ad essi. Infatti nel primo precetto del decalogo si proibisce il culto di altri dei e a questo si aggiungono poi altri precetti che proibiscono le cose ordinate al culto degli idoli, come si afferma nel Deuteronomio (18, 10): «Non si trovi in te chi pretenda di purificare il figlio suo, o la figlia, facendoli passare per il fuoco; non ci sia chi faccia sortilegi o incantesimi; né chi consulti i maghi o gli indovini, o cerchi di sapere dai morti la verità». – Il secondo precetto proibisce lo spergiuro. E a questo si aggiunge poi la proibizione della blasfemia (Lev. 24, 15 e ss.) e la falsa dottrina (Deut. 13). – Al terzo precetto si aggiungono, invece, tutti precetti cerimoniali. – Al quarto precetto, quello sull’onore dovuto ai genitori, si aggiunge invece il precetto che prescrive di onorare gli anziani secondo quello che si legge nel Levitico (19, 32): «Davanti a un capo canuto alzati in piedi e onora la persona del vecchio» e, in genere, tutti i precetti che raccomandano sia il rispetto verso i superiori sia la beneficenza verso gli uguali o gli inferiori. – Al quinto precetto, quello sulla proibizione dell’omicidio, si aggiunge la proibizione dell’odio e di qualsiasi violenza nei confronti del prossimo, secondo quello che si legge nel Levitico (19, 16): «Non ti mettere contro il sangue del tuo prossimo»; e, si aggiunge anche la proibizione dell’odio fraterno, secondo quello che si legge nel Levitico (19, 17): «Non odiare in cuor tuo il tuo fratello». – Al sesto precetto, che riguarda la proibizione dell’adulterio, si aggiunge il precetto sulla proibizione della prostituzione, secondo quello che si legge nel Deuteronomio (23, 17): «Non vi sarà prostituta tra le figlie di Israele, né fornicatori tra i suoi figli»; e dopo si aggiunge la proibizione dei vizi contro natura, secondo quello che si legge nel Levitico (18, 22): «Non usare di un uomo come se fosse una donna, non ti unire ad una bestia». – Al settimo precetto, che riguarda la proibizione del furto, si aggiunge la proibizione dell’usura, secondo quello che si legge nel Deuteronomio (23, 19): «Non presterai ad interesse a un tuo fratello»; e la proibizione della frode, secondo quello che si legge nel Deuteronomio (25, 13): «Non terrai nel tuo sacchetto pesi diversi»; e, in genere, tutti i precetti che proibiscono la calunnia e la rapina. – All’ottavo precetto, che riguarda la proibizione della falsa testimonianza, si aggiunge la proibizione del falso giudizio, secondo quello che si legge nell’Esodo (23, 2): «Nel giudizio non ti lascerai trascinare dal parere dei più, a danno della verità»; la proibizione della menzogna, che è aggiunta subito dopo (7): «Fuggirai la menzogna»; e la proibizione della maldicenza, secondo quello che si legge nel Levitico (20, 16): «Non essere mormoratore e denigratore in mezzo al popolo». – Agli altri due precetti invece non si aggiunge nulla, perché attraverso essi sono proibiti in generale tutti i cattivi desideri.

 

Risposta al primo argomento: i precetti del decalogo sono ordinati all’amore verso Dio e verso il prossimo, secondo una ragione evidente di cosa dovuta [manifestam rationem debiti]; gli altri, invece, secondo una ragione più nascosta.

 

Risposta al secondo argomento: i precetti cerimoniali e giudiziali sono determinazioni dei precetti del decalogo in forza della loro istituzione, non in forza dell’istinto di natura, come i precetti morali aggiunti.

 

Risposta al terzo argomento: i precetti della legge sono ordinati al bene come, come è stato detto sopra (q. 90, a. 2). E poiché le virtù ordinate ad altro, riguardano direttamente il bene comune e, in maniera simile, la castità, in quanto l’atto della generazione è ordinato al bene comune della specie, allora queste virtù sono direttamente oggetto sia dei precetti del decalogo, sia di quelli aggiunti ad essi.  Però, sugli atti di fortezza è dato un precetto, che doveva essere proposto per i comandanti dai sacerdoti, per esortare alla guerra affrontata per il bene comune: «Non abbiate paura, non indietreggiate» (Deut. 20, 3). In maniera simile, anche la proibizione degli atti di gola è affidata all’ammonizione paterna, perché in contrasto con il bene domestico; di conseguenza, mettendo queste parole in bocca ai genitori, nel Deuteronomio si dice (21, 20): «Disprezza di dar retta ai nostri moniti, e si dà ai bagordi, ai piaceri e ai banchetti».

 

 
     

SULLA LEGGE

SULLA LEGGE IN GENERALE

I-II, q. 90, Sull’essenza della legge

I-II, q. 91, Le diverse leggi

I-II, q. 92, Sugli effetti della legge

SULLE PARTI DELLA LEGGE

Legge eterna

I-II, q. 93, Sulla legge eterna

Legge naturale

I-II, q. 94, Sulla legge naturale

Legge umana

I-II, q. 95, Sulla legge umana in se stessa

I-II, q. 96, Sul potere della legge umana

I-II, q. 97, Sul cambiamento delle leggi

Legge antica

I-II, q. 98, Sulla legge antica

I-II, q. 99, Sulla distinzione dei precetti della legge antica

I-II, q. 100, Sui precetti morali

I-II, q. 101, Sui precetti cerimoniali in se stessi

I-II, q. 102, Sulle cause dei precetti cerimoniali

I-II, q. 103, Sulla durata dei precetti cerimoniali

I-II, q. 104, Sui precetti giudiziali

I-II, q. 105, Sulla natura dei precetti giudiziali

Legge nuova

I-II, q. 106, Sulla legge nuova (che è la legge del Vangelo) in se stessa

I-II, q. 107, Sul confronto tra la legge nuova e la legge antica

I-II, q. 108, Sulle cose che sono contenute nella legge nuova