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SAN TOMMASO D'AQUINO

 

SULLA LEGGE

 

SOMMA TEOLOGICA

PRIMA SECUNDAE (I-II)

(Trad. Giuseppina D'Addelfio)

QUAESTIO 100

Sui precetti morali

ARTICOLO 10

 

Ricade sotto il precetto della legge divina

il modo di adempierlo come atto di carità?

 

 

Circa il decimo punto procediamo così. Sembra che ricada sotto il precetto della legge divina il modo di adempierlo come atto di carità. Si dice, infatti, nel Vangelo secondo Matteo (5, 22): «Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti»; da cui sembra che l’osservanza dei comandamenti sia sufficiente per entrare nella vita. Però, le opere buone non bastano per entrare nella vita, se non sono fatte in base alla carità. Si dice infatti nella Prima Lettera ai Corinti  (13, 3): «Se anche distribuissi ai poveri tutto quello che ho e dessi il mio corpo per essere arso, ma non avessi la carità, non ne avrei alcun giovamento». Dunque, agire secondo carità rientra nel precetto.

 

2. Inoltre, all’azione secondo carità appartiene propriamente che tutte le cose siano fatte a causa di Dio. Ma questo ricade sotto il precetto; dice, infatti, l’Apostolo nella Prima Lettera ai Corinti  (10, 31): «Fate tutto per la gloria di Dio». Dunque, agire secondo carità ricade sotto il precetto.

 

3. Inoltre, se l’agire secondo carità non ricade sotto il precetto, significa che qualcuno può adempiere i precetti della legge, senza avere la carità. Ma ciò che si può fare senza carità, si può fare senza grazia che è sempre connessa alla carità. Dunque qualcuno potrebbe adempiere i precetti della legge senza la grazia. Ma ritenere questo è un errore dei Pelagiani, come mostra Agostino (De Haeresibus 88). Dunque, agire secondo carità ricade sotto il precetto.

 

Ma di contro vi è il fatto che chi non osserva un precetto, pecca mortalmente, se dunque l’agire secondo carità ricade sotto il precetto, ne segue che chiunque fa qualcosa senza esser mosso dalla carità pecca mortalmente. Ma chi non ha la carità, non agisce in base alla carità. Dunque ne segue che chiunque non ha la carità, pecca mortalmente in ogni opera che fa, anche se si tratta di opere buone. Ma questo non è ammissibile.

 

Rispondo dicendo su questo argomento ci sono opinioni contrarie. Alcuni infatti hanno affermato che assolutamente l’agire secondo carità è sotto precetto. E per chi non ha la carità non sarebbe impossibile osservare questo precetto, poiché costui può disporsi all’infusione della carità in lui da parte di Dio. E neppure peccherebbe mortalmente qualcuno che, non avendo la carità, fa qualcosa di buono, perché il precetto che comanda di agire mossi dalla carità è un precetto  affermativo e non obbliga sempre, ma solo quando uno possiede la carità. – Altri, invece, hanno detto che l’agire secondo carità non ricade in nessun modo sotto il precetto.
Entrambi hanno detto sull’argomento qualcosa di vero. Infatti un atto di carità può essere considerato in due modi. In un modo, come un atto in se se stesso; e in tal modo ricade sotto il precetto della legge che è dato specificatamente su questo: «Amerai il Signore Dio tuo» (Deut. 6, 5) e «Amerai il prossimo tuo» (Levit. 19, 18). E, su questo, i primi hanno detto il vero. Non è infatti impossibile osservare questo precetto che è un atto di carità, perché l’uomo può disporsi ad avere la carità, e quando la possiede, può servirsene.
In un altro modo si può considerare l’atto di carità: come modalità degli atti delle altre virtù, essendo codesti atti ordinati balla carità, che è «fine del precetto», come si dice nella Prima lettera ai Timoteo (1, 5). Infatti è stato detto sopra (q. 12, a. 1, a. 4) che l’intenzione del fine costituisce una certa modalità formale dell’atto ordinato al fine. E, in questa prospettiva, è vero quello che i secondi hanno detto, ovvero che la carità non ricade sotto il precetto. E ciò significa che, nel precetto «Onora il padre», non è incluso l’onorare il padre sulla base della carità, ma solo di l’onorare il padre. Di conseguenza, chi onora il padre, senza avere la carità, non diventa trasgressore di quel precetto, sebbene trasgredisca il precetto della carità e meriti perciò una pena.

 

Risposta al primo argomento: il Signore non disse «Se vuoi entrare nella vita osserva un solo comandamento», ma «osserva tutti i comandamenti». E tra questi è anche contenuto il precetto dell’amore verso Dio e verso il prossimo.

 

Risposta al secondo argomento: sotto il comandamento della carità rientra anche che si ami Dio con tutto il cuore, e questo implica che tutte le cose sono da riferire a Dio. E l’uomo non può realizzare perciò il precetto della carità se non riferisce tutte le cose a Dio. Così, dunque, chi onora i genitori è tenuto a farlo mosso dalla carità, non dalla forza del precetto che dice: «Onora il padre», bensì dalla forza di quello che dice «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore» (Deut. loco cit.). Ed, essendo questi due precetti affermativi che non obbligano sempre, possono obbligare in temi diversi. E così può accadere che qualcuno che adempie il precetto di onorare i genitori, non trasgredisce per questo il precetto di compiere tutto come atto di carità.

 

Risposta al terzo argomento: l’uomo non può osservare tutti i precetti della legge, se non adempie il precetto della carità, cosa che non si realizza senza la grazia. E perciò è impossibile quello che dice Pelagio, cioè che l’uomo può realizzare la legge senza la grazia.

 

 
     

SULLA LEGGE

SULLA LEGGE IN GENERALE

I-II, q. 90, Sull’essenza della legge

I-II, q. 91, Le diverse leggi

I-II, q. 92, Sugli effetti della legge

SULLE PARTI DELLA LEGGE

Legge eterna

I-II, q. 93, Sulla legge eterna

Legge naturale

I-II, q. 94, Sulla legge naturale

Legge umana

I-II, q. 95, Sulla legge umana in se stessa

I-II, q. 96, Sul potere della legge umana

I-II, q. 97, Sul cambiamento delle leggi

Legge antica

I-II, q. 98, Sulla legge antica

I-II, q. 99, Sulla distinzione dei precetti della legge antica

I-II, q. 100, Sui precetti morali

I-II, q. 101, Sui precetti cerimoniali in se stessi

I-II, q. 102, Sulle cause dei precetti cerimoniali

I-II, q. 103, Sulla durata dei precetti cerimoniali

I-II, q. 104, Sui precetti giudiziali

I-II, q. 105, Sulla natura dei precetti giudiziali

Legge nuova

I-II, q. 106, Sulla legge nuova (che è la legge del Vangelo) in se stessa

I-II, q. 107, Sul confronto tra la legge nuova e la legge antica

I-II, q. 108, Sulle cose che sono contenute nella legge nuova