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SAN TOMMASO D'AQUINO

 

SULLA LEGGE

 

SOMMA TEOLOGICA

PRIMA SECUNDAE (I-II)

(Trad. Giuseppina D'Addelfio)

QUAESTIO 102

Sulle cause dei precetti cerimoniali

ARTICOLO 3

 

Può essere trovata una ragione appropriata

delle cerimonie che riguardano i sacrifici?

 

 

Circa il terzo punto procediamo così. Sembra che non possa essere trovata una ragione appropriata delle cerimonie che riguardano i sacrifici. Infatti quelle cose che venivano offerte in sacrificio sono quelle che sono necessarie al sostentamento della vita umana: certi animali o certi panni. Ma Dio non ha bisogno di un tale sostentamento, secondo quello che dice il Salmo 49 (13) «Mangio io forse le carni dei tori o bevo il sangue dei montoni?». Dunque non era conveniente che venissero offerti a Dio sacrifici di tal genere.

 

2. Inoltre, nel sacrificio a Dio non venivano offerti che tre generi di animali quadrupedi, cioè bovini, ovini e capre; e uccelli, comunemente tortora e colombe; e in particolare per la guarigione della lebbra venivano offerti passeri. Ora, ci sono molti animali più nobili di questi. E poiché è dunque a Dio offerto quanto c'è di meglio, sembra che non si dovessero offrire in sacrificio a Dio soltanto codesti animali.

 

3. Inoltre, come l'uomo ha ricevuto da Dio il dominio sui volatili e sulle bestie, così anche sui pesci. Pertanto in maniera non appropriata i pesci furono esclusi dal sacrificio divino.

 

4. Inoltre, era prescritto che venissero offerte indifferentemente tortora e colombe. Così come dunque era prescritto di offrire «piccole colombe», lo stesso doveva accadere per piccole tortore.

 

5. Inoltre, Dio è l'autore della vita non solo degli uomini, ma anche degli animali, come emerge da quello che viene detto nella Genesi (1, 20). la morte invece il contrario della vita. Perciò non si dovevano offrire a Dio animali morti, ma vidi. Specialmente perché anche l’Apostolo ammonisce ed esorta (Rom. 12, 1) «ad offrire i vostri corpi come vittima sacrificale vivente, santa e gradita A Dio».

 

6. Inoltre, se gli animali non venivano offerti a Dio che uccisi, sembra che dovesse essere indifferente la maniera della loro uccisione. In maniera non appropriata dunque viene determinato in modo dell'immolazione, specialmente proposito degli uccelli, come emerge dal Levitico (1,15 e ss.).

 

7. Inoltre, ogni difetto dell'animale è un passo verso la corruzione e la morte. Se dunque venivano offerti a Dio animali uccisi, in maniera non appropriata fu proibita l'offerta di un animale imperfetto, ad esempio zoppo, cieco, o in qualche altro modo difettoso.

 

8. Inoltre, quelli che offrono vittime a Dio, devono parteciparne, secondo quello che dice l’Apostolo nella Prima Lettera ai Corinti (10, 18): «quelli che mangiano le vittime sacrificali non sono forse in comunione con l’altare?». In maniera non appropriata dunque venivano sottratte agli offerenti certe parti delle vittime sacrificali, come ad esempio il sangue e il grasso, il petto e la spalla destra.

 

9. Inoltre, così come gli olocausti venivano offerti in onore a Dio, così anche le vittime sacrificali pacifiche e quelle per il peccato. Ma nessun animale di sesso femminile veniva offerto a Dio in olocausto: e tuttavia si facevano olocausti sia di quadrupedi sia di uccelli. In maniera non appropriata dunque tra le vittime sacrificali pacifiche e bere il peccato venivano offerti animali di sesso femminile; e tuttavia tra le vittime sacrificali pacifiche non si offrivano uccelli.

 

10. Inoltre, tutte le vittime pacifiche sembrano appartenere ad un unico genere. Pertanto o non doveva essere posta questa differenza, in base alla quale di alcune non si potevano mangiare le carni il giorno dopo e di altre invece si potevano, come viene prescritto nel Levitico (7,15 e ss.).

 

11. Inoltre, tutti i peccati in convergono nel fatto che allontanano da Dio. Dunque per tutti i peccati doveva esserci un unico genere di sacrifici, al fine della riconciliazione con Dio.

 

12. Inoltre, tutti gli animali che venivano offerti in sacrificio, erano offerti nello stesso modo, cioè uccisi. Non sembra dunque che in maniera appropriata l'offerta dei prodotti della terra avvenisse in maniere diverse: a volte infatti si offrivano le spighe, altre volte la farina, altre volte il pane cotto, secondo i casi, nel forno, o in padella, o sulla graticola.

 

13. Inoltre, dobbiamo riconoscere che tutte le cose che non vi usiamo vengono da Dio. In maniera non appropriata dunque venivano offerti e Dio, oltre agli animali, soltanto il pane, il vino, l'olio, l'incenso e il sale.

 

14. Inoltre, i sacrifici che si fanno con il corpo devono esprimere il sacrificio interiore del cuore, con il quale l'uomo offre a Dio il suo spirito. Ma nel sacrificio interiore vi più della dolcezza, rappresentata dal miele, che del pizzicore, rappresentato dal sale; dice infatti la Scrittura: «il mio spirito e più dolce del miele».Dunque in maniera non conveniente venne proibito di porre nel sacrificio miele e lievito, il quale rende il pane più saporito; mentre si comandava di usare il sale che ha sapore pungente, e gli incenso che ha un sapore amaro. Sembra dunque che le cose che riguardano le cerimonie dei sacrifici, non abbiano una causa razionale.

 

Ma di contro vi è quello che si dice nel Levitico (1, 13): «il sacerdote brucerà tutta l'offerta sull'altare, come olocausto e profumo soavissimo per il Signore». Ma così dice il libro della Sapienza (7, 28): «nulla infatti Dio ama se non chi vive con la sapienza»; e da questo può essere dedotto che qualsiasi cosa accetta a Dio è fatta con sapienza. dunque quelle cerimonie dei sacrifici erano fatte con sapienza, avendo essere le loro cause ragionevoli.

 

Rispondo dicendo che, come è stato detto sopra, le cerimonie della legge antica avevano una duplice causa: una in base al loro significato letterale (concreto e storico), e in tal senso erano ordinate al culto di Dio; un'altra in base alla loro significato figurato, o mistico, e in tal senso erano finalizzate a raffigurare Cristo. E dall'una e dall'altra parte è possibile stabilire convenientemente la causa delle cerimonie che riguardano i sacrifici. Infatti, in base al fatto che i sacrifici erano finalizzati al culto di Dio, può essere evidenziata la causa dei sacrifici in due modi. In un modo, in base al fatto che attraverso i sacrifici veniva rappresentato l'esser ordinata della mente a Dio, cosa che si voleva sollecitare in chi offriva il sacrificio. Ora, il corretto esser ordinato della mente ed io riguarda il riconoscimento da parte dell'uomo del fatto che le cose che egli possiede, provengono da Dio come dal loro primo principio, e sono ordinate e a Dio come al loro fine ultimo. E questo veniva rappresentato nelle offerte nei sacrifici, per il fatto che l'uomo offriva in onore a Dio cose tratte da ciò che possedeva, come a riconoscere che le aveva ricevute da Dio, secondo le parole di Davide (1 Paral. 29, 14):  «Tue sono tutte le cose e i doni che riceviamo dalla tua mano, li rendiamo a te». E perciò nell'offrire i sacrifici l'uomo testimoniava che Dio è il primo principio della creazione delle cose e il fine ultimo, al quale tutte le cose devono essere riferite.
E poiché è proprio di un corretto esser ordinata della mente a Dio il fatto che non si riconosca altro primo autore delle cose se non Dio solo, né si ponga in altre cose il loro fine, per questa ragione si comandava nella legge di non offrire sacrifici ad altri che a Dio, secondo quanto si legge nell'Esodo (22, 20): «Chi sacrificherà agli dei, e non al solo Signore, sia ucciso». E perciò, circa la causa delle cerimonie che riguardano i sacrifici, la ragione può essere determinata in un altro modo: a partire dal fatto che esse erano dei mezzi per distogliere gli uomini dai sacrifici agli idoli. Di conseguenza anche i precetti riguardanti i sacrifici non furono dati al popolo ebraico se non dopo che esso si dedicò all'idolatria, con l'adorazione del vitello d'oro: come per dire che codesti sacrifici furono istituiti affinché il popolo, già portato a simili sacrifici, preferisse farli a Dio piuttosto che agli idoli. Di conseguenza si dice nel libro di Geremia (7, 22): «non parlai né diedi comandi su olocausti e sacrifici ai vostri padri, quando li feci uscire dal paese d'Egitto».
Ora, tra tutti i doni che Dio ha fatto al genere umano dopo il peccato, il principale è quello di aver dato il Figlio suo, secondo le parole di Giovanni (3, 16): «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, affinché chiunque crede di lui non muoia, ma abbia la vita eterna». E perciò il sacrificio più grande è quello nel quale il Cristo stesso «offrì se stesso a Dio in sacrificio di soave odore», come si legge nella Lettera agli Efesini (5, 2). E per questo tutti gli altri sacrifici venivano offerti nella legge antica per raffigurare quest'unico al principale sacrificio, essendo questo la perfezione dei sacrifici imperfetti. Di conseguenza l'Apostolo dice nella Lettera agli Ebrei (10, 11 e ss.) che il sacerdote della legge antica «offriva molte volte gli stessi sacrifici, che mai potevano eliminare i peccati: Cristo invece offrì per i peccati un solo sacrificio eterno». E poiché dalla cosa raffigurata si desume la ragione della figura, le ragioni figurate dei sacrifici della legge antica vanno desunte dal vero sacrificio di Cristo.

 

Risposta al primo argomento: Dio non voleva che venissero offerti sacrifici di tal genere per le offerte medesime, come se egli ne avesse bisogno; di conseguenza dice Isaia (1, 11): «non voglio olocausti di montoni e del grasso di giovenchi, e il sangue di tori, di agnelli, di capri». Ma egli voleva che queste cose venissero a lui offerte, come detto sopra, al fine di evitare l'idolatria, e per indicare l'ordine dovuto dell'anima umana verso Dio, e per rappresentare il mistero della redenzione umana realizzata attraverso Cristo.

 

Risposta al secondo argomento: rispetto a tutte le cose suddette, si trova una ragione appropriata per spiegare come mai gli venivano offerti a Dio in sacrificio questi e non altri animali.

In primo luogo, per escludere l'idolatria, dal momento che tutti gli altri animali erano offerti ai loro dei dagli idolatri, oppure erano da essi usati per fare malefici; inoltre presso gli Egiziani, con i quali gli Ebrei avevano vissuto, era considerata cosa abominevole uccidere gli animali ricordati ed essi quindi non erano offerti in sacrificio agli dei; perciò si dice nell’Esodo (8, 26): «Faremo al Signore Dio nostro un sacrificio che è abominevole per gli Egiziani». questi infatti adoravano le pecore, veneravano i capretti, perché sotto la loro figura apparivano i demoni; inoltre si servivano dei buoi per l'agricoltura, che è annoveravano tra le cose sacre.
In secondo luogo, tali offerte erano indicate per ricordare l’essere ordinata della mente a Dio, di cui si è parlato prima. E questo in un duplice modo. Primo, perchè codesti animali sono quelli che soprattutto servono al sostentamento della vita umana: sono quelli più mondi e hanno il nutrimento più pulito. Gli altri animali invece o sono selvatici – e quindi comunemente non sono fatti per l'uso dell'uomo – oppure, se sono domestici, hanno una nutrimento in mondo, come il maiale e la gallina; ma a Dio si deve offrire solo ciò che è puro. Si offrivano poli in modo particolare quelli volatili, perché ve n’erano in abbondanza nella terra promessa. Tali offerte erano indicate per ricordare l’essere ordinata della mente a Dio in secondo luogo perché, attraverso l'immolazione di tali animali veniva indicata la purezza della mente; dal momento che, come dice la Glossa al primo libro del Levitico: «noi offriamo un vitello quando vinciamo la superbia della carne; un agnello quando correggiamo i moti irrazionali; un capretto quando superiamo la lascivia; una tortora, quando custodiamo la carità; pani azzimi, quando banchettiamo nella sincerità degli azzimi». D'altra parte, è chiaro che nella colomba viene rappresentata la carità e la semplicità della mente.
In terzo luogo, offrire questi animali era conveniente per raffigurare il Cristo; dal momento che, nella stessa Glossa si dice: «Cristo veniva offerto nel vitello, per la virtù della croce; nell'agnello, per l'innocenza; nell'ariete, per il principato; nel capretto, per la somiglianza con la carne del peccato. Nella tortora e nella colomba veniva indicata l'unione delle due nature». «Nel fiore di farina veniva prefigurato l’aspersione dei credenti con l'acqua del battesimo».

 

Risposta al terzo argomento: i pesci, dal momento che vivono nell'acqua, sono i più estranea all'uomo di tutti gli animali, che vivono, come anche l'uomo, nell'aria. E inoltre i pesci, una volta estratti dall'acqua, muoiono immediatamente e, quindi, non potevano essere offerti nel tempio, come gli altri animali.

 

Risposta al quarto argomento:  tra le tortore, i più grandi sono migliori dei piccoli; mentre tra le colombe è il contrario. E perciò, come dice Mosé Maimonide [Doct. Perplex., P. 3, c. 46], viene comandato di offrire tortore e piccole colombe, dal momento che a Dio vanno attribuite le cose migliori.

 

Risposta al quinto argomento: gli animali offerti in sacrificio venivano uccisi, poiché uccisi servono all'uomo, dal momento che Dio li ha dati all'uomo come cibo. Ed ecco perché venivano anche bruciati: attraverso il fuoco venivano cotti e resi adatti all'uso umano.

In maniera simile anche attraverso l'uccisione degli animali veniva raffigurata la distruzione dei peccati. E il fatto che gli uomini erano degni di essere uccisi a causa dei loro peccati: e quegli animali erano uccisi al loro posto, per esprimere l'espiazione dei peccati.

Attraverso l'uccisione di tali animali veniva anche raffigurata l'uccisione di Cristo.

 

Risposta al sesto argomento: il particolare modo di uccidere gli animali immolati era determinato nella legge, per evitare gli altri modi con cui gli idolatri immolavano animali agli idoli. – O anche, come dice Mosé Maimonide, «la legge ha eretto un tipo di uccisione attraverso il quale gli animali di uccisi soffrivano meno». E questo per escludere sia la crudeltà di coloro che offrivano sacrifici, sia lo scempio degli animali uccisi.

 

Risposta al settimo argomento: poiché gli animali difettosi erano di solito disprezzati anche presso gli uomini, era proibito offrirgli in sacrificio a Dio: per questo era anche proibito di «offrire nella casa del Signore la mercede di una prostituta o il prezzo di un cane alla casa del Signore tuo Dio» (Deut. 23, 18). E, per la stessa ragione, non dovevano offrirsi gli animali prima del settimo giorno: poiché tali animali erano quasi abortivi, ancora non pienamente costituiti, a causa della loro gracilità.

 

Risposta all’ottavo argomento: triplice era il genere dei sacrifici.

In primo luogo vi era quello tutto bruciato: si chiamava «olocausto» (holocaustum), come a indicare che era «tutto incendiato». Un tale sacrificio veniva offerto a Dio, come speciale omaggio alla sua maestà e come atto di amore per la sua bontà; esso corrispondeva allo stato di perfezione, in osservanza dei consigli evangelici. E perciò veniva tutto bruciato: affinché tutta la vittima sotto forma di vapore salisse in alto, in modo da esprimere che tutto l'uomo, e tutte le cose che sono sue, sono soggette al dominio di Dio e devono essere a lui offerte.
Un altro sacrificio era quello «per il peccato», che veniva offerto a Dio per la necessaria remissione del peccato; esso corrispondeva allo stato dei penitenti che cercano la remissione dei peccati. Ebbe esso veniva diviso in due parti: una parte di esso, infatti, veniva bruciata,1'altra invece era lasciata in uso al sacerdote, per indicare che l'espiazione dei peccati e compiuta da Dio mediante il ministero dei sacerdoti. Faceva però eccezione il sacrificio offerto per i peccati di tutto il popolo, o in modo particolare per il peccato del sacerdote: allora infatti si bruciava tutto. Infatti non doveva essere lasciato in uso dei sacerdoti quanto era offerto per i loro peccati, affinché non rimanesse in loro niente del peccato. Altrimenti non avrebbe avuto luogo la soddisfazione per il peccato: se infatti si fosse lasciato in uso di coloro per i cui peccati veniva fatta l'offerta, l'offerta stessa non avrebbe avuto luogo.
La terza specie di sacrificio veniva chiamata «vittima pacifica»: essa veniva offerta a Dio come ringraziamento, oppure per la salvezza e la prosperità di coloro che facevano l'offerta, cioè per un dovere connesso a un beneficio ricevuto o da ricevere; tale sacrificio corrispondeva allo stato di coloro che progrediscono nell'osservanza dei comandamenti. E questa offerta era divisa in tre parti: una veniva bruciata in onore di Dio, un'altra veniva lasciata in uso dei sacerdoti,1'altra ancora veniva mangiata da coloro che la offrivano, per significare che la salvezza dell'uomo procede da Dio, sotto la direzione dei ministri di Dio e con la collaborazione degli stessi uomini che vengono salvati.
Generalmente si osservava questo comportamento: il sangue e il grasso non venivano dati né ai sacerdoti, né agli offerenti; il sangue veniva sparso sugli orli dell'altare in onore di Dio e il grasso, invece, veniva bruciato sul fuoco. Una ragione di questo fatto era di escludere l'idolatria. Gli idolatri, infatti, bevevano il sangue delle vittime e ne mangiavano il grasso, secondo quello che si dice nel Deuteronomio (32, 38): «mangiavano il grasso dei loro sacrifici e bevevano il vino delle libazioni». – La seconda ragione si lega all'intento di moralizzare la vita umana. Infatti veniva proibito loro l'uso di cibarsi del sangue, perché avessero orrore di spargere il sangue umano; infatti si dice nel libro della Genesi (9, 4 e ss.): «non mangerete la carne che ha in sé il suo sangue. Certamente del sangue vostro, ossia della vita vostra, io domanderò conto». D’altra parte, era proibito loro di mangiare il grasso per evitare la lascivia; infatti si dice nel libro di Ezechiele (34, 3): «La pecora grassa l’uccidete». – La terza ragione si lega al rispetto nei confronti di Dio, dal momento che soprattutto il sangue è necessario alla vita, tanto che si dice che l'anima è nel sangue [Levit. 17, 11, 14]: il grasso invece mostra l'abbondanza del nutrimento. E perciò, per manifestare che da Dio viene nella nostra vita e l'abbondanza di ogni bene, si spargeva il sangue e si bruciava il grasso in onore di Dio. – La quarta ragione sta nel fatto che, attraverso questa prassi, veniva prefigurato lo spargimento di sangue del Cristo, e l’abbondanza della sua carità, attraverso la quale egli offrì se stesso a Dio per noi.
Delle vittime pacifiche veniva lasciato in uso al sacerdote il petto e la spalla destra, per evitare quel tipo di divinazione che si chiama spatulamanzia: poiché si divinava osservando la spalla delle vittime, o l'osso del petto. Ecco perché queste parti venivano tolte agli offerenti. – Attraverso questa prassi, inoltre, veniva raffigurato il fatto che al sacerdote era necessaria, per istruire il popolo, la sapienza del cuore, che era raffigurata dal petto che ne è il riparo, e la fortezza, che era raffigurata dalla spalla destra, per sostenere le debolezze.

 

Risposta al nono argomento: l'olocausto era, tra i sacrifici, quello più perfetto e perciò non si offriva in olocausto altro che il maschio: infatti la femmina è un animale imperfetto. Invece l'offerta delle tortore delle colombe era permessa a causa la povertà degli offerenti, che non potevano offrire animali superiori. E poiché le vittime pacifiche erano offerte gratuitamente, e nessuno era costretto ad offrirle, bensì venivano offerte spontaneamente, codesti volatili non venivano offerte tra le vittime pacifiche, ma tra gli olocausti e le vittime per il peccato, che erano prescritte in date circostanze. Inoltre tali uccelli per l'altezza del loro volo si addicono alla perfezione degli olocausti; e si addicono anche al sacrificio per le peccato, poiché il loro canto è un gemito.

 

Risposta al decimo argomento: l'olocausto era, tra tutti i sacrifici, il principale, qui che veniva bruciato interamente in onore a Dio e nessuna parte veniva mangiata. Al secondo posto per santità c'era il sacrificio per il peccato: esso veniva mangiato solo nell'atrio dai sacerdoti, e soltanto nel giorno stesso del sacrificio. Al terzo posto, invece, c'erano le vittime pacifiche di ringraziamento: essere venivano mangiate il giorno stesso, ma dovunque in Gerusalemme. Al quarto posto vi erano le vittime pacifiche per un voto: le loro carni potevano essere mangiate anche il giorno dopo. E c'è una ragione di questo ordine: l'uomo si trova obbligato a Dio prima di tutto a causa della Sua maestà, in secondo luogo per l'offesa commessa, in terzo luogo per i benefici già ricevuti, infine per i benefici sperati.

 

Risposta al undicesimo argomento: i peccati diventano più gravi secondo lo stato di chi pecca, come è stato detto sopra [q. 73, a. 10]. E perciò la vittima prescritta per il peccato del sacerdote e del principe è diversa da quella prescritta per una persona privata. Come dice Mosé Maimonide, «si deve notare che quanto più grave era il peccato, tanto più vile era la specie dell'animale da offrire per esso. Perciò la capra, che è l'animale più vile, veniva offerta per il peccato di idolatria, che è quello più grave; per l'ignoranza del sacerdote, invece veniva offerto un vitello; per la negligenza del principe, un capretto».

 

Risposta al dodicesimo argomento: la legge, nel prescrivere i sacrifici, volle provvedere alla povertà degli offerenti, in modo che chi non poteva avere un animale quadrupede, offrisse almeno un volatile; e chi non poteva avere nemmeno questo, offrisse almeno il pane; e se poi qualcuno non aveva neanche questo, offrisse almeno della farina o delle spighe.
La causa di ciò nell'ordine figurato sta nel fatto che il pane raffigura Cristo, che è «pane vivo» (Gv 6, 41, 51). E questi era come sotto forma di spiga nello stato di legge naturale e nella fede dei Patriarchi; era come fior di farina nella dottrina della legge e dei profeti; era come pane formato dopo che Cristo si fece uomo: cotto al fuoco, cioè formato dallo spirito Santo nel forno dell'utero verginale; cotto anche nella casseruola per le fatiche sostenute nel mondo; e sulla croce quasi arrostito come su una graticola.

 

Risposta al tredicesimo argomento: quelle cose di cui l'uomo si serve e che nascono dalla terra o sono cibi - e di essi viene offerto il pane -, o sono bevande - e di esse viene offerto il vino -, o sono condimenti - e di essi vengono offerti l'olio e il sale -, o sono medicine - e di esse viene offerto l'incenso, che è aromatico e corroborante.
Ora, attraverso il pane viene raffigurata la carne di Cristo e attraverso il vino il suo sangue, dal quale siamo stati redenti; l'olio rappresenta la grazia di Cristo; il sale la scienza; l'incenso la devozione.

 

Risposta al quattordicesimo argomento: il miele non veniva offerto dei sacrifici a Dio sia perché era allora in uso nei sacrifici idolatrici, sia per evitare ogni dolcezza e voluttà carnale in coloro che intendevano sacrificare a Dio. Il fermento, invece, non veniva offerto per escludere la corruzione; e forse era anche esso in uso nei sacrifici idolatrici.
Il sale, invece, veniva offerto perché impedisce la corruzione e la putrefazione: infatti i sacrifici fatti a Dio devono essere incorrotti. E anche perché il sale raffigura la discrezione della sapienza e la mortificazione della carne.
L’incenso, d'altra parte, veniva offerto per indicare la devozione della mente, che era necessaria negli offerenti, e anche per indicare l'odore della buona fama: infatti l’incenso è denso e odoroso. E poiché il sacrificio della gelosia non nasceva dalla devozione, ma soprattutto dal sospetto, in esso non si offriva l'incenso [Num. 5, 15].

 

 
     

SULLA LEGGE

SULLA LEGGE IN GENERALE

I-II, q. 90, Sull’essenza della legge

I-II, q. 91, Le diverse leggi

I-II, q. 92, Sugli effetti della legge

SULLE PARTI DELLA LEGGE

Legge eterna

I-II, q. 93, Sulla legge eterna

Legge naturale

I-II, q. 94, Sulla legge naturale

Legge umana

I-II, q. 95, Sulla legge umana in se stessa

I-II, q. 96, Sul potere della legge umana

I-II, q. 97, Sul cambiamento delle leggi

Legge antica

I-II, q. 98, Sulla legge antica

I-II, q. 99, Sulla distinzione dei precetti della legge antica

I-II, q. 100, Sui precetti morali

I-II, q. 101, Sui precetti cerimoniali in se stessi

I-II, q. 102, Sulle cause dei precetti cerimoniali

I-II, q. 103, Sulla durata dei precetti cerimoniali

I-II, q. 104, Sui precetti giudiziali

I-II, q. 105, Sulla natura dei precetti giudiziali

Legge nuova

I-II, q. 106, Sulla legge nuova (che è la legge del Vangelo) in se stessa

I-II, q. 107, Sul confronto tra la legge nuova e la legge antica

I-II, q. 108, Sulle cose che sono contenute nella legge nuova