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SAN TOMMASO D'AQUINO

 

SULLA LEGGE

 

SOMMA TEOLOGICA

PRIMA SECUNDAE (I-II)

(Trad. Giuseppina D'Addelfio)

QUAESTIO 102

Sulle cause dei precetti cerimoniali

ARTICOLO 4

 

È possibile determinare una ragione sufficiente delle cerimonie che riguardano le cose sacre?

 

 

Circa il quarto punto procediamo così. Sembra che non sia possibile determinare una ragione sufficiente delle cerimonie della legge antica che riguardano le cose sacre. Dice infatti Paolo: «Dio, che ha fatto il mondo e tutto ciò che vi si trova, Signore del cielo e della terra, non abita in templi fabbricati con le mani». Dunque in maniera non appropriata, nella legge antica, fu istituito per il culto di Dio il tabernacolo, o il tempio.

 

2. Inoltre, lo stato della legge antica rimase immutato fino a Cristo. Ma il tabernacolo designava lo stato della legge antica. Pertanto non doveva essere mutato attraverso la costruzione di un qualche tempio.

 

3. Inoltre, la legge divina anche il compito precipuo di disporre gli uomini al culto di Dio. Ma all'accrescimento del culto di Dio si lega anche la molteplicità degli altari e dei templi, come emerge dalla legge nuova. Dunque sembra che, anche nella legge antica, dovesse esserci non un solo tempio e un solo tabernacolo, ma molti.

 

4. Inoltre, il tabernacolo, o il tempio, era ordinato alle culto di Dio. Ma in Dio si deve onorare principalmente l'unità e la semplicità. Non sembra quindi che fosse appropriato che il tabernacolo, o il tempio, fosse diviso con alcuni veli.

 

5. Inoltre, la virtù del primo motore, che è Dio, si manifesta prima nella parte orientale, dalla quale comincia il primo moto. Ma il tabernacolo fu istituito per l'adorazione di Dio. Dunque doveva essere disposto verso oriente piuttosto che verso occidente.

 

6. Inoltre, Dio aveva comandato che «non si facesse scultura né immagine alcuna» (Es. 20, 4). Dunque, in maniera non appropriata, nel tempio furono scolpite in margini di cherubini. E, allo stesso modo, l'arca, il propiziatorio, il candelabro, la mensa e il duplice altare sembrano fossero lì senza una causa razionale.

 

7. Inoltre, Dio aveva comandato: «Mi farete un altare di pietra» (Es. 20, 24). E ancora:  «Non salirai per gradini al mio altare» (Es. 20, 26).  Dunque, in maniera non appropriata, fu in seguito comandato di costruire altari di legno coperti di oro, o di rame, e di tale altezza da non poter risalire senza scalini. Dice infatti l’Esodo: «Farai l’altare in legno di setim, lungo cinque cubiti e largo cinque cubiti [...] lo ricoprirai di bronzo» (27, 1 e ss.). E ancora: «Farai un altare per far fumare l’incenso: lo farai in legno di setim [...] lo ricoprirai d'oro purissimo» (Es. 30, 1 e ss.).

 

8. Inoltre, nelle opere di Dio non deve esserci nulla di superfluo, poiché il superfluo non si trova neanche nelle opere della natura. Ora era un non solo riparo, o per una sola casa, è sufficiente una sola copertura. Dunque, in maniera non appropriata, al tabernacolo furono sovrapposte molte coperture, cioè cortine, sai di pelo, rosse pelli di capretti e pelli violacee.

 

9. Inoltre, la consacrazione esterna sta a significare la santità interiore, che e nell'anima. Dunque, in maniera non appropriata, furono consacrati il tabernacolo e i suoi vasi, trattandosi di cose inanimate.

 

10. Inoltre, nel Salmo 33 si dice (2): «Benedirò il Signore in ogni tempo, sempre la sua lode sarà sulla mia bocca». Ma le solennità furono istituite per lodare Dio. Dunque non fu appropriato che venissero istituiti per le feste determinati giorni. E, pertanto, sembra che le cerimonie relative alle cose sacre non avessero cause appropriate.

 

Ma di contro vi è quello che si l’Apostolo dice nella Lettera agli Ebrei (8, 4 e ss.): «Quelli che offrono i doni secondo la legge servono, in immagine e ombra delle cose celesti: conforme all'oracolo di Mosé, quando innalzava il tabernacolo: Guarda, dice, di fare tutto secondo il modello che ti è stato mostrato sul monte». Ma assai ragionevole e ciò che costituisce l'immagine delle cose celesti. Dunque le cerimonie relative alle cose sacre avevano una causa ragionevole.

 

Rispondo dicendo che tutto il culto di Dio che è esterno è sempre ordinato soprattutto a disporre gli uomini alla reverenza verso Dio. Ora, l'affetto umano è portato a rispettare poco le cose che sono comuni e non si distinguono dalle altre; invece ammira e riverisce di più quelle cose che hanno un qualche motivo di eccellenza e distinzione. Da qui è nata la consuetudine di re e principi, che devono essere rispettati dai sudditi, di ricoprirsi con vesti preziose e anche di abitare case più ampie e più belle. E per questo era necessario ordinare al culto di Dio tempi speciali, una speciale dimora, speciali arredi e ministri, al fine di indurre le anime degli uomini ad un maggiore rispetto verso Dio.
Allo stesso modo, anche lo stato della legge antica, come è stato detto [a. 2; q. 100 a. 12; q. 101 a. 2], era stato istituito per prefigurare il mistero di Cristo. Ora, è necessario che ciò che deve raffigurare altro sia qualcosa di determinato, così da presentare una qualche somiglianza con ciò che raffigura. Anche per questo era necessario che si osservassero speciali norme nelle cose riguardanti il culto di Dio.

 

Risposta al primo argomento: il culto di Dio riguarda due cose: Dio, che viene adorato, e gli uomini che lo adorano. Ora Dio stesso, che viene adorato, non può essere racchiuso da nessun luogo fisico: quindi per lui non era necessario costruire un tabernacolo, o un tempio. Ma gli uomini che lo adorano hanno realtà fisica: per loro era necessario costruire uno speciale tabernacolo, o tempio, per due motivi. Primo, perché radunandosi in codesto luogo con il pensiero che esso è deputato al culto di Dio, vi sarebbero giunti con maggior rispetto. Secondo, affinché mediante la disposizione di tale tempio, o tabernacolo, venissero raffigurati particolari relativi all’eccellenza della divinità o all'umanità di Cristo.
E questo è ciò che Salomone dice (1 Reg. 8, 27): «Se il cielo dei cieli dei cieli non ti possono contenere, quanto più questa casa, che ho edificato per te». E dopo (29 e ss.) «Che i tuoi occhi siano aperti notte e giorno su questo tempio, su questo luogo di cui hai detto: "Lì sarà il mio nome"; affinché tu esaudisca la preghiera del tuo servo e del tuo popolo Israele». E da questo emerge che il santuario non fu edificato per contenere Dio, come se stesse fisicamente in un'abitazione; ma perché «lì abitasse il suo nome», cioè affinché la conoscenza di Dio là si manifestasse, attraverso le cose che si facevano si dicevano; e perché, mediante il rispetto del luogo, le preghiere diventassero lì più degne di essere esaudite, per la devozione degli oranti.

 

Risposta al secondo argomento: prima di Cristo, lo stato della legge antica non fu mutato rispetto all’adempimento della legge, cosa che avvenne solo attraverso Cristo; tuttavia ci fu un mutamento rispetto alla condizione del popolo che era sotto la legge. Infatti prima il popolo si trovava nel deserto, senza avere una fissa dimora; quindi ci furono diverse guerre con i popoli vicini. Alla fine, invece, al tempo di Davide e Salomone, quel popolo ebbe una condizione assai pacifica. Allora per la prima volta fu edificato un tempio, né luogo designato da Abramo per il sacrificio, dietro indicazione divina. Si dice infatti nella Genesi, che il Signore mandò Abramo «per offrire suo figlio in olocausto su un monte che io ti indicherò» (22, 2). E dopo si dice che «chiamò quel luogo Dio provvede» (14), come per dire che, secondo le previsioni di Dio, quel luogo era stato scelto per il culto divino. E per questo si dice nel Deuteronomio (12, 5 e ss.):  «Cercherete il Signore vostro Dio nel luogo che il Signore vostro Dio sceglierà e offrirete i vostri olocausti e vittime sacrificali».
Ma tale luogo non doveva essere designato per l'edificazione del tempio prima del tempo sopra indicato, per tre ragioni ricordate da Mosé Maimonide [Doct. Perplex., P. 3, c. 45]. In primo luogo affinché i gentili non se ne impossessassero; secondo, perché non lo distruggessero; terzo, affinché non nascessero lì che contese tra le varie tribù, volendo ciascuna per sé quel territorio. E, perciò, il tempio fu edificato solo dopo che esse ebbero un re, capace di reprimere tali contese. Prima invece al culto di Dio era deputato un tabernacolo che poteva essere portato in diversi luoghi, come per indicare che non c'era un luogo determinato per il culto divino. E questa è la ragione letterale (concreta e storica) della differenza tra il tabernacolo e il tempio.
Invece, la ragione figurativa può essere il fatto che queste due cose designano due stati. Infatti, attraverso il tabernacolo, il quale è mutevole, viene raffigurato lo stato mutevole della vita presente. Attraverso il tempio invece, il quale era fisso e stabile, viene raffigurato lo stato della vita futura, che è del tutto immutabile. E per questo si dice che nella costruzione del tempio non si sentivano rumori di martelli o accette, per indicare che nello stato futuro sarà allontanato ogni tumulto. – Oppure il tabernacolo potrebbe significare lo stato della legge antica e tempio costruito da Salomone lo stato della legge nuova. Alla costruzione del tabernacolo, infatti, lavorarono soltanto Ebrei, mentre alla costruzione del tempio cooperarono anche i gentili, cioè gli abitanti di Tiro e Sidone.

 

Risposta al terzo argomento: il motivo che spiega l'unità del tempio, o del tabernacolo, può essere sia le letterale sia figurato. La ragione letterale (concreta e storica) è quella di allontanare l'idolatria, dal momento che i gentili per i diversi bei costruivano tempi diversi: e perciò per fissare nella mente degli uomini la fede nell'unità di Dio, Dio volle che gli venissero offerti dei sacrifici in un luogo soltanto. – E anche per mostrare che il culto esterno non per se stesso era Lui gradito. Ecco perché era proibito offrire sacrifici qua e là e ovunque. Ma il culto della nuova legge, nel cui sacrificio è contenuta la grazia spirituale, è in se stesso gradito a Dio. E perciò la moltiplicazione degli altari dei templi è ammessa nella legge nuova.
Tuttavia, rispetto agli elementi del culto spirituale di Dio, che consiste nell'insegnamento della legge dei profeti, vi erano anche nella legge antica diversi luoghi designati nei quali raccogliersi per la lode di Dio, che erano chiamati sinagoghe: così come anche noi ora chiamiamo chiese, i luoghi nei quali il popolo cristiano si ritrova per lodare Dio. E così la nostra chiesa successe al tempio e alla sinagoga, dal momento che il sacrificio stesso della Chiesa e spirituale; di conseguenza per noi il luogo del sacrificio non è distinto dal luogo dell'insegnamento.
La ragione figurativa, invece, può essere il fatto che codesta unità designa l'unità della chiesa, sia militante sia trionfante.

 

Risposta al quarto argomento: come l'unità del tempio, o del tabernacolo,  raffigurava l'unità di Dio, o l'unità della Chiesa, così anche la distinzione del tabernacolo, o del tempio, rappresentava la distinzione delle cose che sono soggette a Dio e dalle quali ci eleviamo alla venerazione di Dio. Ora, il tabernacolo era diviso in due parti: una che era chiamata Sancta Sanctorum, la quale era posta a occidente; l'altra che era chiamata Sancta, che era posta ad oriente. Dinanzi al tabernacolo o poi vi era un atrio. Questa distinzione aveva una ragione duplice. In primo luogo, si riferisce al culto di Dio cui il tempio era ordinato; così nelle sezioni del tabernacolo sono indicate le varie parti dell'universo: la parte denominata Sancta Sanctorum, raffigurava il mondo superiore delle sostanze spirituali; invece quella parte che era chiamata Sancta, rappresentava il mondo corporeo. – Ecco perchè Sancta era distinta da Sancta Sanctorum con un velo di quattro colori, attraverso i quali erano indicati i quattro elementi: il bisso, che indica la terra, poiché il bisso, cioè il lino, nasce dalla terra; la porpora, che indica l'acqua, poiché veniva estratta da certe conchiglie che si trovano nel mare; il giacinto, che indica l'aria, poiché ha un colore ceruleo; infine il cocco vinto due volte, che indica il fuoco. E questo perché la materia dei quattro elementi costituisce l'ostacolo attraverso il quale sono per noi velate le sostanze incorporee. – Ecco perché del tabernacolo più interno, cioè nel Sancta Sanctorum, solo il sommo sacerdote, e solo una volta in un anno, entrava: per indicare che l'ultima perfezione dell'uomo consiste nell'essere ammesso in questo regno. Invece nel tabernacolo esterno, cioè nel Sancta, i sacerdoti entravano ogni giorno, ma non vi entrava il popolo, che era ammesso solo nell'atrio: per indicare che il popolo è capace di percepire solo le cose materiali; le ragioni più interne delle cose invece possono essere attinte attraverso la riflessione solo dal sapienti.
La ragione figurale del tabernacolo esterno, ovvero quella parte chiamata Sancta, consiste nel fatto che esso significa la legge antica, perchè, come dice l'Apostolo nella Lettera agli Ebrei (9, 6 e ss.), in questa parte «entrano sempre i sacerdoti, quando hanno da compiere i servizi del culto». Attraverso la parte più interna del tabernacolo, invece, quella che era chiamata Sancta Sanctorum, veniva indicata  o la gloria celeste, oppure lo stato spirituale della legge nuova, che è un inizio della gloria futura. E in questo stato Cristo ci ha introdotti: ciò veniva prefigurato dal fatto che il sommo sacerdote, una volta all’anno, e solo lui, entrava nel Sancta Sanctorum. – Il velo poi stava a indicare l’esser celati dei sacrifici spirituali dietro gli antichi sacrifici. Codesto velo era di quattro colori: il bisso per indicare la purezza della carne; la porpora, per indicare i patimenti che i Santi avrebbero sopportato per Dio; il cocco tinto due volte, ad indicare la duplice carità verso Dio e verso il prossimo; il giacinto per indicare la contemplazione delle cose celesti. – Però nello stato della legge antica era diversa la condizione  del popolo e quella dei sacerdoti.  Infatti il popolo guardava quei sacrifici materiali che erano offerti nell’atrio. I sacerdoti, invece, consideravano le ragioni di codesti sacrifici, avendo una fede più matura del mistero di Cristo. E perciò entravano nel tabernacolo più interno. E questo era separato dall’atrio mediante un velo, poiché alcune cose riguardanti il mistero di Cristo rimanevano velate al popolo, mentre erano note ai sacerdoti. Tuttavia queste cose non erano state rivelate loro pienamente, come avvenne dopo nel nuovo testamento, secondo quanto si dice nella Lettera agli Efesini (3, 5).

 

Risposta al quinto argomento: l’adorazione verso occidente fu introdotta nella legge per escludere l’idolatria; infatti tutti i gentili, venerando il sole, adoravano rivolti a oriente; infatti nella Scrittura si legge che alcuni «con le spalle al tempio del Signore e la faccia a oriente stavano adorando il sole nascente» (Ezech. 8, 16). Per evitare questo, il tabernacolo aveva Sancta Sanctorum ad occidente, affinché si adorasse rivolti ad occidente.
Di questa prassi vi è anche una ragione figurativa che può essere questa: tutto l’ordinamento del primo tabernacolo era preordinato a raffigurare la morte di Cristo, indicata dall’occidente, secondo quanto dice il Salmo: «Colui che avanza sull’occidente, il suo nome è il Signore».

 

Risposta al sesto argomento: la ragione delle cose che sono contenute nel tabernacolo può essere sia letterale, sia figurativa. La ragione letterale si lega al culto di Dio. E poiché è stato detto che attraverso il tabernacolo più interno, che era chiamato Sancta Sanctorum, veniva raffigurato il regno più alto delle sostanze spirituali, in esso si conservavano tre cose: l’arca dell’alleanza, «nella quale vi erano un’urna d’oro, che conteneva la manna, e la verga di Aronne, che era fiorita, e le tavole dell’alleanza» (Eb. 9, 4), nelle quali erano scritti i dieci precetti della legge. E codesta arca era posta tra due cherubini, che si guardavano l’un l’altro. E sull’arca, vi era una tavola chiamata “propiziatorio”, che poggiava sulle ali dei cherubini, come se fosse sorretta dai cherubini e come lasciando immaginare che codesta tavola fosse il trono di Dio. Perciò era chiamata “propiziatorio”, come ad indicare che Dio, sollecitato dalle preghiere dei sacerdoti, di là si mostrasse propizio al popolo. E per questo veniva sorretta dai cherubini: per indicare la sudditanza a Dio. L’arca dell’alleanza, invece, era come lo sgabello di colui che sedeva sopra il propiziatorio. – Ora, attraverso queste tre cose, sono indicate le tre realtà del mondo superiore: Dio, che è sopra tutte le cose e che non può essere compreso dalla creatura. Perciò di lui non si dava nessuna immagine, per indicare la sua invisibilità. Tuttavia era stata posta un una figura del suo trono, poiché risulta comprensibile dalla creatura, che è sottoposta a Dio come il trono a chi vi si siede. Nel mondo superiore ci sono poi le sostanze spirituali, che vengono chiamate angeli. E questi venivano indicati dai due cherubini, i quali si guardavano reciprocamente, per indicare la loro mutua concordia secondo quello che si legge nel libro di Giobbe (25,2): «stabilisce la pace nelle altezze». E per questo non fu posto un solo cherubino, per indicare la molteplicità degli spiriti celesti e per escludere il loro culto da parte di coloro ai quali era stato comandato di adorare un solo e unico Dio. Infine, in codesto mondo di enti intelligibili, si trovano come racchiuse le ragioni di quanto si compie nel nostro mondo, come le ragioni degli effetti sono racchiuse nelle loro cause e le ragioni degli artefatti nell'artefice. E ciò veniva significato attraverso l'arca, nella quale erano raffigurate, attraverso le tre cose in essa contenute le tre cose principali della vita umana: la sapienza, che era rappresentata dalla tavola dell'alleanza; la potenza, che era rappresentata dalla verga di Aronne; la vita, che era rappresentata dalla manna, che fu il sostentamento della vita. Oppure si può dire che da queste tre cose venivano espressi tre degli attributi divini: la sapienza, nelle tavole; la potenza, nella verga; la bontà, nella manna sia per la sua dolcezza, sia perché concessa al popolo dalla misericordia di Dio; ed ecco perché veniva conservata in ricordo della misericordia divina. – E queste tre cose furono raffigurate anche nella visione di Isaia [c. 6]. Egli vide il Signore che sedeva su un trono eccelso ed elevato; i serafini che lo attorniavano; l'edificio era ricolmo della gloria di Dio. Infatti i serafini dicevano: “tutta la terra è piena della sua gloria”. – E quindi le raffigurazioni dei serafini non furono prescritte perché si adorassero, cosa che era proibito dal primo precetto della legge, bensì per indicare il loro ministero, come è stato detto.
Nel tabernacolo più esterno, che simboleggia il mondo presente, invece, vi erano tre cose: l'altare degli incensi, che era di fronte all'arca; la mensa della proposizione, sulla quale si deponevano dieci pani e che era collocata verso settentrione; il candelabro che era posizionato verso mezzogiorno. Queste tre cose sembravano corrispondere alle tre racchiuse nell'arca, rappresentandole però in maniera più chiara: era infatti necessario che le ragioni delle cose avessero una manifestazione più chiara di quella che si trova nella mente di Dio e degli angeli, perché potessero conoscerla gli uomini sapienti, che erano raffigurati dai sacerdoti che avevano ingresso nel tabernacolo. Perciò nel candelabro veniva raffigurata, come in un segno sensibile, la sapienza, che era invece espressa nelle tavole con parole intelligibili. – Attraverso l'altare degli incensi veniva invece indicato l'ufficio dei sacerdoti, che avevano il compito di condurre il popolo a Dio: questo era indicato anche dalla verga. Infatti in codesto altare erano bruciati gli incensi dall'odore gradevole, prassi attraverso la quale si indicava la santità del popolo accetto a Dio; dice infatti l’Apocalisse (8, 3) che attraverso il profumo degli aromi sono indicate le «giustificazioni dei santi». In maniera corretta, dunque, la dignità sacerdotale era indicata nell'arca dalla verga, mentre nel tabernacolo esterno dall'altare dell'incenso, dal momento che il sacerdote è il mediatore tra Dio e il popolo, governando il popolo col potere che gli viene da Dio, che è raffigurato dalla verga; e offre il frutto del suo regnare, ovvero la santità del popolo, a Dio sull'altare dell'incenso. – Attraverso la mensa, poi, veniva indicato il nutrimento della vita, così come attraverso la manna. Ma il nutrimento della mensa è più comune e ordinario, mentre l'altro è più soave e raffinato. – Era dunque appropriato che il candelabro fosse posto verso meridione e la mensa, invece, verso settentrione, dal momento che il meridione è la parte destra del mondo, mentre il settentrione è la sinistra, come dice Aristotele [De Caelo 2, c. 2]; la sapienza, con gli altri doni spirituali, appartiene alla destra; il nutrimento temporale, invece, alla sinistra, secondo quello che sta scritto nel libro dei Proverbi (3, 16): «nella sua sinistra ricchezze e gloria». La potenza sacerdotale, invece, sta in mezzo, tra le cose temporali e la sapienza spirituale, poiché essa dispensa sia l'una sia le altre.
Ora, anche di queste cose è possibile individuare soprattutto una ragione letterale. Infatti nell'arca erano contenute le tavole della legge, al fine di evitare che la legge venisse dimenticata; si dice infatti nell'Esodo (24, 12): «ti darò due tavole di pietra, la legge e i comandamenti che ho scritto per istruire i figli di Israele». – La verga di Aronne, invece, era posta lì terra togliere ogni disputa nel popolo sul sacerdozio di Aronne; si dice infatti nei Numeri: «Riponi la verga di Aronne nel tabernacolo della testimonianza, affinché serva come segno per i figli ribelli di Israele». – La manna, d'altra parte, era conservata nell'arca, per ricordare i il beneficio che Dio concesse ai figli d'Israele nel deserto; si dice infatti nell'Esodo (16, 32): «Riempine un gomor e sia custodito per le generazioni future, perché vedano il pane che vi ho fatto mangiare nel deserto». – Il candelabro, invece, era stato istituito per il decoro del tabernacolo: la buona illuminazione contribuisce alla magnificenza di un edificio. Come dice Giuseppe Flavio [3. Antiquit. cc. 7, 8], il candelabro aveva sette bracci, per indicare i sette pianeti che illuminano tutto il mondo. Ed è per questa ragione che il candelabro era posto verso mezzogiorno, dal momento che da quella parte si svolge per noi il corso dei pianeti. – L’altare degli incensi era stato istituito perché nel tabernacolo ci fosse sempre un fumo odoroso, sia per il rispetto verso il tabernacolo, sia per togliere il cattivo odore che necessariamente era portato dall'effusione del sangue e dall'uccisione degli animali. Infatti le cose puzzolenti sono disprezzate perché vili, mentre si apprezzano di più quelle che hanno un buon odore. – Infine la mensa era stata posta per indicare che i sacerdoti, che svolgevano il loro servizio nel tempio, dal Tempio dovevano avere i loro vitto: come ricorda il Vangelo di Matteo (12, quattro), soltanto i sacerdoti era permesso mangiare i dodici pani che si ponevano sopra la mensa, in memoria delle dodici tribù. Ma la mensa non era posta nel mezzo di fronte al propiziatorio, per evitare un rito idolatrico: infatti i gentili, né i sacrifici offerti alla luna, mettevano la mensola davanti all'idolo della luna, come dice Geremia (7, 18): «Le donne cospargono il fior di farina per fare focacce alla regina del cielo».
Ora, nell'atrio esterno al tabernacolo era contenuto l'altare degli olocausti, nel quale si offrivano a Dio sacrifici delle cose che il popolo possedeva. Per questa ragione nell'atrio era ammesso il popolo che offriva a Dio codeste cose, attraverso le mani dei sacerdoti. Ma all'altare interno, nel quale a Dio si offriva la devozione e la santità stessa del popolo, non poterono accedere che i sacerdoti, cui spettava il compito di offrire il popolo a Dio. Ma questo altare era stato predisposto fuori dal tabernacolo, per rimuovere ogni culto idolatrico: infatti i gentili erigevano altari dentro i templi per immolare agli idoli.
La ragione figurativa di tutte queste cose può essere rintracciata nella relazione del tabernacolo a Cristo, che da esso viene raffigurato. Si deve infatti considerare che per esprimere l'imperfezione delle antiche figure, molte figure furono stabilite nel tempio per indicare Cristo. Egli è infatti indicato dal propiziatorio, dal momento che come dice Giovanni «egli stesso è propiziazione per i nostri peccati» (1 Gv. 2, 2). – E in maniera appropriata questo propiziatorio era portato dai cherubini, dal momento che di esso sta scritto «lo adorino tutti gli angeli di Dio» (Eb. 1, 6). – Egli poi viene indicato dall'arca, dal momento che come l'arca era costruita con legno di setim, così il corpo di Cristo fu costruito con le membra purissime. L'arca era dorata, dal momento che Cristo fu pieno di sapienza e di carità, rappresentate dall’oro. Nell’arca vi era un'urna d'oro, cioè un'anima santa, che conteneva la manna, «tutta la pienezza della divinità» (Col. 2, 9). Nell’arca vi era anche la verga, ossia il potere sacerdotale, dal momento che Cristo fu «fatto sacerdote in eterno» (Eb. 6, 20). Vi erano lì anche le tavole della legge, per indicare che Cristo stesso è legislatore. – Egli poi è anche raffigurato dal candelabro poiché egli stesso dice «Io sono la luce del mondo» (Gv. 8, 12); attraverso le sette lucerne erano indicati i sette doni dello spirito Santo. Cristo è anche rappresentato attraverso la mensa poiché egli stesso è cibo spirituale, secondo quello che si dice nel Vangelo di Giovanni (6, 41, 51): «Io sono il pane vivo»; i dodici pani raffigurano i dodici apostoli, o il loro insegnamento. Oppure il candelabro e la mensa possono indicare l'insegnamento della fede della Chiesa, la quale insieme illumina e ristora spiritualmente. – Inoltre Cristo viene raffigurato dai due altari degli olocausti e degli incensi, poiché è necessario che attraverso lui noi offriamo a Dio tutte le azioni virtuose, sia quelle con le quali affiggiamo la carne, e che in qualche modo offriamo sull'altare degli olocausti, sia quelle che con una perfezione spirituale più grande, attraverso i desideri spirituali dei perfetti sono offerte a Dio in Cristo, come sull'altare degli incensi, secondo quello che si dice nella Lettera agli Ebrei (15): «Attraverso lui dunque offriamo continuamente a Dio un sacrificio di lode».

 

Risposta al settimo argomento: il Signore comandò la costruzione dell'altare, per offrire doni e sacrifici, in onore di Dio e per il sostentamento dei ministri che erano al servizio del tabernacolo. Ora, circa la costruzione dell'altare, il Signore diede due comandi. Il primo all'inizio della legge (Esodo 20, 24), nel quale il Signore ordinò che si costruisse un «altare di terra» oppure di «pietre non lavorate»; inoltre comandò di non costruire un altare alto, al quale fosse necessario «accedere attraverso gradini». E questo per condannare il culto idolatrico: i gentili infatti costruivano agli idoli altari ornati e alti, nei quali credevano vi fosse qualcosa di santo e divino. Per questo il Signore comandò anche: «Non pianterai un palo di qualsiasi legno accanto all'altare del Signore tuo Dio» (Deut. 16, 21): gli idolatri infatti erano soliti sacrificare sotto gli alberi, per l'amenità e per l'ombra. – Vi era anche una ragione figurativa di questi precetti, dal momento che in Cristo, che è il nostro altare, dobbiamo ammettere una vera carne, in base alla sua umanità, cosa che equivale a costruire un altare di terra; un baule alla sua divinità, dobbiamo ammettere in lui l'uguaglianza con il Padre, che è raffigurata dal non poter salire attraverso gradini all'altare. E non possiamo nemmeno accanto a Cristo tollerare l'insegnamento dei gentili, che provoca lascivia.
Ma, una volta costruito il tabernacolo in onore di Dio, non c'era più motivo di temere codeste occasioni di idolatria. E perciò il Signore comandò che venisse costruito l’altare per gli olocausti fatto di bronzo, che fosse visibile da tutto il popolo, e l’altare degli incensi fatto d'oro, che solo i sacerdoti vedevano. La preziosità del bronzo non era tanta da provocare l’idolatria del popolo.
Poiché, però, nell'Esodo si dà la ragione di tale precetto - «Non salirai attraverso gradini al mio altare, affinché non si ribelli la tua vergogna» -, bisogna considerare che anche questo mirava a combattere l’idolatria: infatti nei sacrifici a Priapo i gentili scoprivano le loro vergogne. In seguito però venne imposto ai sacerdoti l’uso di vesti per coprire le vergogne. E allora si poté stabilire senza pericolo una tale altezza dell'altare, cosicché i sacerdoti nell'offrire sacrifici dovevano salire gradini di legno, non fissi ma da portare al momento del sacrificio.

 

Risposta all’ottavo argomento: il corpo del tabernacolo era costituito da alcune tavole erette in lunghezza, che internamente erano coperte da cortine di quattro colori: bianco, che è il colore del bisso, giacinto, porpora e cocco tinto due volte. Ma codeste cortine coprivano soltanto i lati del tabernacolo, sul petto invece c'era una prima copertura di pelli color del giacinto e su questa un'altra di pelli di arieti tinte di rosso; e infine vi era una terza copertura di sai di crine, che non coprivano soltanto il tetto del tabernacolo, ma scendevano anche giù fino a terra e coprivano all'esterno le tavole del tabernacolo. Ora, la ragione letterale di codeste coperture era l'ornamento e la protezione del tabernacolo, perché fosse venerato. Però in particolare, secondo alcuni, attraverso le cortine, veniva simboleggiato il cielo sidereo, che comprende varie costellazioni di stelle; attraverso i sai, le acque che sono sopra il firmamento; attraverso le pelli tinte di rosso, il cielo empireo in cui si trovano gli angeli; attraverso le pelli violacee, il cielo della Santa Trinità.
La ragione figurativa di queste cose, invece, è data dal fatto che le tavole, che formano il tabernacolo, rappresentano i fedeli di Cristo, che formano la Chiesa. Le tavole poi erano coperte internamente di cortine dei quattro colori, perché i fedeli sono internamente ornati di quattro virtù: come dice la Glossa, infatti, «nel colore del bisso ritorto, viene simboleggiata la carne riluttante alla castità; nel colore del giacinto, la mente desiderosa di cose celesti; nella porpora, la carne soggetta alle tribolazioni; nel cocco tinto due volte, la mente che tra le sofferenze risplende per l'amore di Dio e del prossimo». Attraverso le coperture del tetto, invece, sono indicati i prelati e i maestri, nei quali deve risplendere un modo di vita celeste, che è indicato dalle pelli violacee, l'esser pronti al martirio, che è indicato dalle pelli tinte di rosso, l'austerità della vita e la capacità di sopportare le avversità, cose che sono indicate dai sai di crine, esposti ai venti e alle piogge, come dice la Glossa.

 

Risposta al nono argomento: la consacrazione del tabernacolo e dei suoi vasi aveva come causa vera e propria lo scopo che essi fossero maggiormente riveriti, mediante tale consacrazione al culto di Dio. – La ragione figurativa consiste nel fatto che attraverso tale santificazione era indicata la santificazione spirituale del tabernacolo vivente, cioè dei fedeli, che costituiscono la Chiesa di Cristo.

 

Risposta al decimo argomento: nella legge antica vi erano sette feste transitorie e una continua, come si può evincere dal libro dei Numeri (28 e 29). Infatti vi era come una festa continua, per il fatto che ogni giorno, mattina e sera, si immolava un agnello. Codesta festa continua del «sacrificio permanente» rappresentava la perpetuità della divina beatitudine.
La prima delle feste transitorie, invece, era quella che si ripeteva ogni settimana. Era questa la solennità del Sabato, che veniva celebrata in memoria della creazione delle cose, come è stato detto sopra [q. 100, a. 5]. – Un’altra veniva ripetuta ogni mese ed era la festa della Neomenia, che veniva celebrata per ricordare il governo divino del mondo. Infatti gli esseri inferiori specialmente cambiano secondo il moto della luna: ecco perché tale festa veniva celebrata per la luna nuova; e non veniva celebrata, invece, nelle plenilunio, per escludere il culto degli idolatri, i quali proprio in quel periodo offrivano sacrifici alla luna. – Ora, questi due benefici sono comuni a tutto il genere umano, perciò tali solennità erano ripetute spesso.
Le altre cinque feste, invece, venivano celebrata una volta l'anno e in esse venivano ricordati i benefici speciali dati al popolo ebreo. Del primo mese veniva infatti celebrata la Pasqua, per ricordare il beneficio della liberazione dall'Egitto. – Dopo cinquanta giorni, veniva celebrata la festa di Pentecoste, per ricordare il beneficio della promulgazione della legge. – Le altre tre feste venivano celebrate nel settimo mese, che presso gli ebrei era quasi tutto festivo, come il settimo giorno. Nel primo giorno del settimo mese c'era la Festa delle Trombe, in memoria della liberazione di Isacco, quando Abramo trovò un montone impigliato per le corna, che era ricordato attraverso i corni di cui ci si serviva per suonare. – La Festa delle Trombe era poi un invito a prepararsi alla festa successiva, che si celebrava il decimo giorno. Questa era la festa della Espiazione, in memoria di quel beneficio accordato da Dio, in seguito alle preghiere di Mosé, per il peccato commesso dal popolo con l'adorazione del vitello d'oro. – Dopo questa festa, veniva celebrata la Festa della Scenopegia, ovvero la Festa dei Tabernacoli, che durava sette giorni, per commemorare il beneficio divino della protezione e della guida attraverso il deserto, dove gli ebrei abitavano in tende (in tabernaculis). Perciò, in tale solennità, essi dovevano avere «il frutto dell'albero più bello», cioè del cedro, e «l'albero dalle folte fronde», cioè il mirto, che sono odorosi; inoltre dovevano avere «rami e palme» e «salici di torrente», che conservano a lungo la loro freschezza; si tratta di cose che si trovavano tutte nella terra promessa, per indicare che Dio attraverso la terra arida li aveva condotti in una terra deliziosa. – Durante l'ottavo giorno, veniva celebrata un'altra festa, cioè la Festa dell’Assemblea e della Colletta, durante la quale venivano raccolte tra il popolo le offerte necessarie al culto divino. Essa esprimeva l'unione del popolo e la pace ottenuta nella terra promessa.
La ragione figurale di tali feste consiste nel fatto che, attraverso il sacrificio perenne dell'agnello, veniva prefigurata la perpetuità del Cristo, che è Agnello di Dio [Gv. 1, 36], secondo quanto dice Paolo: «Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e nei secoli» (Eb.13, 8). Il Sabato, invece, raffigura il riposo spirituale procuratoci dal Cristo, come si evince dalla Lettera agli Ebrei (4). La festa della Neomenia, cioè della luna nuova, era prefigurazione dell’illuminazione della Chiesa primitiva da parte di Cristo, sia con la predicazione, sia con i miracoli. La festa della Pentecoste prefigurava la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli. La festa delle trombe prefigurava la predicazione degli Apostoli. La festa dell’Espiazione prefigurava la purificazione dei peccati del popolo cristiano. La festa dei Tabernacoli prefigurava il peregrinare di tale popolo in questo mondo nel quale cammina progredendo nell’esercizio delle virtù. Infine, la festa dell’Assemblea e della Colletta prefigurava il momento in cui i fedeli sono accolti nel Regno dei Cieli e, per questa ragione, tale solennità è detta «santissima». Inoltre, queste ultime tre feste si susseguivano senza interruzione, perchè è necessario che chi è purificato dai vizi, progredisca nelle virtù, fino a raggiungere la visione di Dio, come dice il Salmo 83 (8).

 

 
     

SULLA LEGGE

SULLA LEGGE IN GENERALE

I-II, q. 90, Sull’essenza della legge

I-II, q. 91, Le diverse leggi

I-II, q. 92, Sugli effetti della legge

SULLE PARTI DELLA LEGGE

Legge eterna

I-II, q. 93, Sulla legge eterna

Legge naturale

I-II, q. 94, Sulla legge naturale

Legge umana

I-II, q. 95, Sulla legge umana in se stessa

I-II, q. 96, Sul potere della legge umana

I-II, q. 97, Sul cambiamento delle leggi

Legge antica

I-II, q. 98, Sulla legge antica

I-II, q. 99, Sulla distinzione dei precetti della legge antica

I-II, q. 100, Sui precetti morali

I-II, q. 101, Sui precetti cerimoniali in se stessi

I-II, q. 102, Sulle cause dei precetti cerimoniali

I-II, q. 103, Sulla durata dei precetti cerimoniali

I-II, q. 104, Sui precetti giudiziali

I-II, q. 105, Sulla natura dei precetti giudiziali

Legge nuova

I-II, q. 106, Sulla legge nuova (che è la legge del Vangelo) in se stessa

I-II, q. 107, Sul confronto tra la legge nuova e la legge antica

I-II, q. 108, Sulle cose che sono contenute nella legge nuova