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SAN TOMMASO D'AQUINO

 

SULLA LEGGE

 

SOMMA TEOLOGICA

PRIMA SECUNDAE (I-II)

(Trad. Giuseppina D'Addelfio)

QUAESTIO 103

Sulla durata dei precetti cerimoniali

ARTICOLO 4

 

Dopo la passione di Cristo, le cerimonie legali si possono osservare senza incorrere in peccato mortale?

 

 

Circa il quarto punto procediamo così. Sembra che dopo la passione di Cristo, le cerimonie della legge possano essere osservate senza incorrere in peccato mortale. Infatti non si deve credere che gli Apostoli, dopo aver ricevuto lo Spirito Santo, abbiano peccato mortalmente, perchè dalla pienezza dello Spirito furono «rivestiti dall’alto di virtù». Eppure gli Apostoli osservarono le cerimonie legali dopo la venuta dello Spirito Santo: Paolo circoncise Timoteo [At. 16, 3] e, dietro consiglio di Giacomo, «prese con sé quegli uomini e, fatta insieme con loro la purificazione, entrò nel tempio annunziando il compimento dei giorni della purificazione, quando sarebbe stata presentata l'offerta per ciascuno di loro» (At. 21, 26). Dunque senza peccato mortale i precetti legali si possono osservare dopo la passione di Cristo.

 

2. Inoltre, evitare le riunioni con i gentili e rientrava nelle cerimonie della legge. E il primo pastore della Chiesa osservò questa norma; si dice infatti nella Lettera ai Galati (2,12): dice l’Apostolo nella Lettera ai Colossesi (2, 16): «essendo venute alcune persone da Antiochia, Pietro si ritirò e si ritirò lontano dai gentili». Dunque senza peccato mortale i precetti legali si possono osservare dopo la passione di Cristo.

 

3. Inoltre, i precetti degli apostoli non portarono certo gli uomini al peccato. Ma con un decreto degli apostoli fu stabilito che i gentili osservassero certe cerimonie legali; si dice infatti negli Atti degli Apostoli (15, 28): «Ma abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi, di non imporvi nessun altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: astenervi dalle carni offerte a idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dall'impudicizia». Dunque senza peccato le cerimonie legali possono essere osservate dopo la passione di Cristo.

 

Ma di contro vi è quello che dice l’Apostolo nella Lettera ai Galati (5, 2): «Se vi farete circonciderete, Cristo non vi gioverà a nulla». Ma niente esclude dal frutto di Cristo, se non il peccato mortale. Dunque essere circoncisi e osservare altre cerimonie, dopo la passione di Cristo è peccato mortale.

 

Rispondo dicendo che tutte le cerimonie sono modalità di professare la fede, nella quale consiste il culto interiore di Dio. Ora, l'uomo può professare la sua fede interiore sia con i fatti, sia anche quelle parole: in entrambi i casi, se professa il falso, pecca mortalmente. E sebbene la fede che noi abbiamo in Cristo sia la stessa di quella che di lui avevano i Patriarchi, tuttavia, poiché essi precedettero il Cristo, mentre noi siamo al lui posteriori, la medesima fede viene espressa con parole differenti da loro e da noi. Infatti essi dicevano: «Ecco la Vergine concepirà e partorirà un figlio»; (Is. 7, 14); sono parole che indicano il futuro. Noi invece nell'esprimere questa stessa cosa ci serviamo del passato, dicendo che «concepì e partorì». Allo stesso modo le cerimonie della legge antica indicavano il Cristo che doveva ancora nascere e partire. I nostri sacramenti invece indicano il Cristo già nato e immolato. Perciò, come peccherebbe mortalmente chi ora, professando la sua fede, dicesse che Cristo deve nascere, cosa che gli antichi in maniera pia e veritiera dicevano, allo stesso modo anche peccherebbe mortalmente, colui che ora osservasse le cerimonie che gli antichi osservavano con pietà e con fede. Ed è questo ciò che dice Agostino: «ormai non c'è più la promessa di Cristo che deve nascere, partire, risorgere come quei sacramenti in qualche modo rappresentavano; ma c'è l'annunzio che egli è nato, ha patito, è risorto, cosa che i sacramenti usati dai cristiani, ormai rappresentano» (19 Contra Faustum, 16).

 

Risposta al primo argomento: su di esso sembra che Girolamo e Agostino avessero opinioni differenti. Girolamo infatti distingue due tempi. Il primo anteriore alla passione di Cristo, in cui le norme legali non erano né morte, come se non avessero la forza di obbligare o il loro potere di espiare, ma nemmeno mortifere, perché non peccavano coloro che le osservavano. Però subito dopo la passione di Cristo, esse cominciarono ad essere non solo morte, cioè prive di forza e obbligatorietà, ma anche mortifere: peccava mortalmente chiunque le osservava. Di conseguenza egli affermava che gli apostoli non osservarono mai realmente le cerimonie legali dopo la passione, ma solo per una certa via simulazione, e per non scandalizzare i giudei e impedire la loro conversione. questa simulazione non è da intendersi nel senso che essi non compivano realmente codesti atti, bensì nel senso che non li compivano quali di cerimonie legali; come se uno, ad esempio, si facesse togliere il prepuzio non per adempiere l'obbligo legale della circoncisione, ma solo per igiene.

Sembrando però poco conveniente che gli apostoli nascondessero, per paura di creare scandalo, le cose riguardanti la verità della vita e della dottrina e che simulassero su cose riguardanti la salvezza dei fedeli, perciò in maniera più appropriata a Agostino distinse tre tempi. Il primo, precedente alla passione di Cristo, in cui le cerimonie legali non erano né mortifere e né morte. Un altro, posteriore alla divulgazione del Vangelo, in cui le cerimonie legali sono sia mortifere sia morte. Il terzo poi è un tempo intermedio, che va dalla passione di Cristo alla divulgazione del Vangelo, nel quale le cerimonie legali erano morte, poiché non avevano più alcuna forza e nessuno era tenuto ad osservarle, ma tuttavia non erano mortifere, poiché quelli che si erano convertiti alla fede in Cristo dal giudaismo potevano osservarle in maniera lecita, purché non riponessero in esse la loro speranza, credendo che esse fossero necessarie alla salvezza, quasi come se senza tali precetti, la fede in Cristo non potesse giustificare. Per quelli poi che si convertivano dal paganesimo non c’era nessun motivo di osservarle. Ecco perché Paolo circoncise Timoteo, che era nato da madre ebrea; mentre non volle circoncidere Tito, che era nato da genitori pagani.

Lo Spirito Santo non volle, in tal modo, che fosse proibito subito l'osservanza delle cerimonie legali a coloro che si convertivano dal giudaismo, come invece era proibito a coloro che si convertivano dal paganesimo, continuare a svolgere i loro riti, in modo da mostrare la differenza esistente tra i riti del giudaismo e quelli del paganesimo. Infatti i riti pagani venivano ripudiati come assolutamente illeciti e sempre proibiti da Dio; invece i riti della legge antica, istituiti da Dio per prefigurare il Cristo, cessavano perché adempiuti nella passione di Cristo.

 

Risposta al secondo argomento: secondo Girolamo, Pietro si sarebbe sottratto ai gentili per una simulazione, al fine di evitare lo scandalo di giudei, di cui era l'apostolo. Di conseguenza in questo non avrebbe peccato in nessun modo; ma Paolo lo avrebbe ripreso allo stesso modo per una simulazione, per evitare lo scandalo dei gentili, di cui egli era l'apostolo. – Ma Agostino non accetta quest’interpretazione, poiché Paolo, in una Scrittura canonica, cioè nella Lettera ai Galati (2, 11), nella quale sarebbe peccato credere vi sia qualcosa di falso, dice che Pietro «era reprensibile». Perciò è vero che Pietro peccò e Paolo lo ha rimproverato veramente e non simulando. Pietro però non peccò per il fatto che osservava in quel tempo le cerimonie legali, dal momento che questo era per lui, che è si era convertito dal giudaismo, concesso. Egli peccò invece nell'osservare queste cerimonie con troppa diligenza, per non scandalizzare i giudei, cosicché provocò anche lo scandalo dei pagani.

 

Risposta al terzo argomento: alcuni hanno detto che quella proibizione degli apostoli non è da comprendere alla lettera, ma secondo una comprensione spirituale, in modo che nella proibizione del sangue, si dovrebbe intendere quella dell'omicidio; nella proibizione degli animali soffocati, la proibizione della violenza e della rapina; nella proibizione delle carni immolate, la proibizione dell'idolatria; infine, la fornicazione sarebbe proibita come male in se stessa. Costoro ricavano questa opinione da alcune glosse, che espongono in senso mistico questi precetti. – Ma poiché l'omicidio e la rapina erano ritenuti peccaminosi anche presso i pagani, non sarebbe stato necessario rivolgere un precetto particolare su queste cose a coloro che si erano convertiti a Cristo dal paganesimo.

Di conseguenza altri dicono che codesti cibi furono proibiti in senso letterale, non per favorire l'osservanza dei precetti legali, ma per mortificare la gola. Infatti, commentando quel passo di Ezechiele in cui si dice «Qualsiasi animale morto ...» (44, 31), dice Girolamo: «condanna quei sacerdoti che, per i desideri della gola, non rispettano queste norme riguardanti i tordi e altri uccelli simili». – Ma poi che ci sono ben altri cibi più delicati e più provocanti per la gola, non sembra che ci sia una ragione sufficiente per proibire codesti cibi piuttosto che altri.

E perciò si deve dire, secondo la terzo opinione, che codeste cose furono proibite in senso letterale, non perché fossero serbate le cerimonie della legge, ma al fine di favorire l'unione dei gentili e dei giudei che dovevano vivere insieme. Per i giudei infatti il sangue e gli animali soffocati erano ripugnanti, a causa della loro antica consuetudine; mentre l'uso delle carni immolate poteva in essi destare il sospetto che i gentili stessero tornando all'idolatria. Perciò queste cose furono proibite durante il tempo in cui doveva nuovamente iniziare la convivenza dei gentili con i giudei. Tuttavia con il passare del tempo, cessata la causa, cessò l'effetto, cioè una volta manifestata la verità della dottrina del Vangelo, nella quale il Signore insegna che «niente di quanto entra nella bocca, contamina l'uomo» (Mt. 15, 11) e che «nessuna cosa è da rigettare, se accolta con azioni di grazie» (1 Tim. 4, 4). – La fornicazione è poi era proibita in modo speciale, perché i gentili non ritenevano che essa costituisse peccato.

 

 
     

SULLA LEGGE

SULLA LEGGE IN GENERALE

I-II, q. 90, Sull’essenza della legge

I-II, q. 91, Le diverse leggi

I-II, q. 92, Sugli effetti della legge

SULLE PARTI DELLA LEGGE

Legge eterna

I-II, q. 93, Sulla legge eterna

Legge naturale

I-II, q. 94, Sulla legge naturale

Legge umana

I-II, q. 95, Sulla legge umana in se stessa

I-II, q. 96, Sul potere della legge umana

I-II, q. 97, Sul cambiamento delle leggi

Legge antica

I-II, q. 98, Sulla legge antica

I-II, q. 99, Sulla distinzione dei precetti della legge antica

I-II, q. 100, Sui precetti morali

I-II, q. 101, Sui precetti cerimoniali in se stessi

I-II, q. 102, Sulle cause dei precetti cerimoniali

I-II, q. 103, Sulla durata dei precetti cerimoniali

I-II, q. 104, Sui precetti giudiziali

I-II, q. 105, Sulla natura dei precetti giudiziali

Legge nuova

I-II, q. 106, Sulla legge nuova (che è la legge del Vangelo) in se stessa

I-II, q. 107, Sul confronto tra la legge nuova e la legge antica

I-II, q. 108, Sulle cose che sono contenute nella legge nuova