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SAN TOMMASO D'AQUINO

 

SULLA LEGGE

 

SOMMA TEOLOGICA

PRIMA SECUNDAE (I-II)

(Trad. Giuseppina D'Addelfio)

QUAESTIO 98

Sulla legge antica

ARTICOLO 4

 

La legge antica doveva essere data solo al popolo ebreo?

 

 

Circa il quarto punto procediamo così: Sembra che la legge antica non doveva esser data solo al popolo ebreo. La legge antica infatti preparava alla perfetta salvezza del genere umana, che sarebbe venuta attraverso Cristo, come è stato detto (aa. 2, 39. Ma questa salvezza non sarebbe venuta solo per gli Ebrei, ma per tutte le genti, secondo quanto dice Isaia (49, 6): «è poca cosa che tu sia mio servo, solo per far risorgere le tribù di Giacobbe e convertire i residui di Israele: ti ho costituito come luce delle genti, affinché tu sia la mia salvezza fino all’estremità della terra». Dunque la legge antica doveva esser data a tutte le genti, non ad un solo popolo.

 

2. Inoltre, come si dice negli Atti degli Apostoli (10, 34), «Dio non fa accezione di persone, ma in qualsiasi popolo chi lo teme e si comporta con giustizia gli è accetto». Dunque non doveva aprire ad un popolo più che ad altri la via della salvezza.

 

3. Inoltre, la legge fu data per mezzo degli angeli, come già (a. praec.) è stato detto. Ma il ministero degli angeli Dio non lo riservò ai soli Giudei, ma lo offrì sempre a tutte le genti: dice infatti il Libro del Siracide (17, 14): «Ad ogni popolo prepose un capo». Inoltre egli elargisce beni temporali, che Dio cura meno dei beni spirituali, a tutte le genti. Dunque doveva dare a tutti i popoli anche la legge.

 

Ma di contro vi è ciò che viene detto nella Lettera ai Romani (3, 1 e ss.), «Che cosa ha dunque di più il giudeo? Molto certamente sotto vari aspetti. In primo luogo, perché a lui furono affidati gli oracoli di Dio». E nel Salmo 147 (20): «Così non ha fatto con nessun altro popolo non ha manifestato ad altri i suoi precetti»

 

Rispondo dicendo che si potrebbe addurre quest’unica ragione per il fatto chela legge fu data al popolo ebreo a preferenza degli altri popoli, perché, mentre gli altri caddero nell’idolatria, solo il popolo ebreo rimase nel culto dell’unico Dio; e perciò gli altri popoli non erano degni di ricevere la legge, per non dare cose sante ai cani.
Ma questa ragione non sembra adeguata: perché quel popolo anche dopo che fu data la legge, cadde nell’idolatria, cosa che fu più grave, come emerge dall’Esodo (32, 25 e ss.) e dal Libro di Amos (5, 25): «Che vittime che sacrifici mi hai portato per quaranta anni nel deserto, casa d’Israele? E portaste il tabernacolo del vostro Moloc, il simulacro dei vostri idoli, il pianeta del vostro dio, che vi eravate fatti». Ed espressamente si dice nel Deuteronomio (9, 6): «Sappi che non per i tuoi meriti il Signore tuo Dio ti ha dato in possesso questa terra, essendo tu un popolo di durissima cervice». Ma la ragione si trova nel versetto precedente: «Affinché il Signore compisse la sua parola, che sotto giuramento è stata data ai tuoi padri, Abramo, Isacco e Giacobbe».
Ora quale promessa fosse stata fatta, lo mostra l’Apostolo, nella Lettera ai Galati (3, 16), dicendo: «Ad Abramo e al suo seme furono annunziate le promesse. Non dice ‘ai tuoi semi’, come se fossero molti, ma ad un solo, ‘al tuo seme’, che è Cristo». Dio dunque elargì sia la legge sia altri speciali benefici a quel popolo, per la promessa fatta ai loro padri  che da essi sarebbe nato Cristo. Era giusto, infatti, che quel popolo, dal quale Cristo sarebbe nato, avesse una santità particolare, secondo quanto si legge nel Levitico (19, 2): «Siate santi, perché io sono santo». – E tale promessa, che cioè Cristo sarebbe nato dal suo seme, non per merito di Abramo fu fatta a lui, bensì per gratuita elezione e vocazione. Si legge perciò in Isaia (41, 2): «Chi suscitò dall’oriente il giusto chiamandolo a seguirlo?»
Cos’ dunque emerge che solo per gratuita elezione i Patri ricevettero la promessa e il popolo da essi generato accolse la legge, secondo quanto si dice nel Deuteronomio (4, 36): «Udisti le sue parole in mezzo al fuoco, perché amo i tuoi Padri e scelse la loro discendenza». – Se poi uno insistesse a chiedere perché Dio elesse questo popolo, e non un altro, perché da esso nascesse Cristo, è appropriata la risposta di Agostino (Super Ioan., 26): «Perché attiri questo e non attiri quello, non voler giudicare, se non vuoi sbagliare».

 

Risposta al primo argomento: sebbene la salvezza che doveva venire attraverso Cristo fosse preparata per tutte le genti, tuttavia era necessario che Cristo nascesse da un popolo, il quale per questo ebbe rispetto agli altri delle prerogative, secondo ciò che viene detto nella Lettera ai Romani (9, 4 e ss.), «Di essi» ossia ebreo «è l’adozione a figli, il patto d’alleanza, la legge; di essi i Padri e da essi Cristo viene secondo la carne».

 

Risposta al secondo argomento: l’accezione di persone si ha nel conferimento di cose dovute per giustizia, non invece rispetto alle cose che sono date per gratuita volontà. Infatti, non fa accezione di persone colui che per liberalità dona del suo ad una persona e non ad un’altra: ma se fosse amministratore di beni comuni e non distribuisse equamente secondo i meriti delle persone, farebbe accezione di persone. Ora, Dio conferisce al genere umano i benefici legati alla  salvezza per sua grazia. Di conseguenza, non fa accezione di persone se li offre ad alcuni a preferenza di altri. Ecco perché Agostino dice (De Praedest. Sanct., 8): «Tutti quelli che Dio ammaestra, li ammaestra per un atto di misericordia; e quelli che non ammaestra, per un atto di giustizia». Infatti questo avviene come punizione per il peccato dei primi genitori.

 

Risposta al terzo argomento: i benefici della grazia vengono tolti all’uomo a causa della colpa, ma i benefici naturali non vengono tolti. E tra questi ultimi c’è anche l’assistenza degli angeli, richiesta dallo stesso ordine di natura, affinché gli esseri infimi siano governati per mezzo di quelli intermedi; e anche gli aiuti materiali, che non solo agli uomini, ma anche alle bestie Dio concede, secondo quanto dice il Salmo 35 (7): «Uomini e bestie tu salvi, o Signore».

 

 
     

SULLA LEGGE

SULLA LEGGE IN GENERALE

I-II, q. 90, Sull’essenza della legge

I-II, q. 91, Le diverse leggi

I-II, q. 92, Sugli effetti della legge

SULLE PARTI DELLA LEGGE

Legge eterna

I-II, q. 93, Sulla legge eterna

Legge naturale

I-II, q. 94, Sulla legge naturale

Legge umana

I-II, q. 95, Sulla legge umana in se stessa

I-II, q. 96, Sul potere della legge umana

I-II, q. 97, Sul cambiamento delle leggi

Legge antica

I-II, q. 98, Sulla legge antica

I-II, q. 99, Sulla distinzione dei precetti della legge antica

I-II, q. 100, Sui precetti morali

I-II, q. 101, Sui precetti cerimoniali in se stessi

I-II, q. 102, Sulle cause dei precetti cerimoniali

I-II, q. 103, Sulla durata dei precetti cerimoniali

I-II, q. 104, Sui precetti giudiziali

I-II, q. 105, Sulla natura dei precetti giudiziali

Legge nuova

I-II, q. 106, Sulla legge nuova (che è la legge del Vangelo) in se stessa

I-II, q. 107, Sul confronto tra la legge nuova e la legge antica

I-II, q. 108, Sulle cose che sono contenute nella legge nuova