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SAN TOMMASO D'AQUINO

 

SULLA LEGGE

 

SOMMA TEOLOGICA

PRIMA SECUNDAE (I-II)

(Trad. Giuseppina D'Addelfio)

QUAESTIO 100

Sui precetti morali

ARTICOLO 8

 

Si può essere dispensati dall’osservanza dei precetti del decalogo?

 

 

Circa l’ottavo punto procediamo così. Sembra che dall’osservanza dei precetti del decalogo si possa esser dispensati. Infatti, i precetti del decalogo rientrano nel diritto naturale. Ma ciò che è giusto per natura in certi casi può difettare ed è mutevole, come lo è la natura umana – dice il Filosofo nel quinto libro dell’Etica Nicomachea (c. 7). Ora, i difetti della legge in certi casi particolari costruiscono motivo di dispensa, come sopra è stato detto (q.96, a.6; q.97 a.4). Dunque, rispetto ai precetti del decalogo può verificarsi una dispensa.

 

2. Inoltre, l’uomo sta  rispetto alla legge umana, come Dio sta alla legge divina. Ma l’uomo può disperare dall’osservanza dei precetti di una legge che un uomo ha istituito. Dunque, poiché i precetti del decalogo sono istituiti da Dio, sembra che Dio possa da essi dispensare. Ma, i prelati fanno in terra la veci di Dio; dice infatti l’Apostolo nella Seconda Lettera agli Corinti (2, 10): «Infatti io, se ho perdonato qualcosa, l’ho fatto per voi in persona di Cristo». Dunque, anche i prelati possono dispensare dall’osservanza dei precetti del decalogo.

 

3. Inoltre, tra i precetti del decalogo è contenuta la proibizione dell’omicidio, Ma sembra che gli uomini possano dispensare dall’osservanza di questo precetto: ad esempio, quando, secondo le leggi umane, gli uomini in maniera lecita uccidono i malfattori e i nemici. Dunque, si può esser dispensati dall’osservanza dei precetti del decalogo.

 

4. Inoltre, i precetti del decalogo è contenuto quello circa la santificazione del sabato. Ma rispetto a tale precetto è stata data la dispensa: si dice infatti nel Primo Libro dei Maccabei (2, 41): «In quel giorno fecero questo proposito: “Chiunque venga ad assalirci nel girono di sabato, noi lo combatteremo». Dunque, si può esser dispensati dall’osservanza dei precetti del decalogo.

 

Ma di contro vi è ciò che si dice nel Libro di Isaia (24, 5): alcuni vengono rimproverati perché «hanno manomesso il diritto, infranto un patto eterno». Dunque, i precetti del decalogo non possono essere mutati con una dispensa.

 

Rispondo dicendo che, come sopra è stato detto (q.96, a.6; q.97 a.4), riguardo ai  precetti si deve operare una dispensa, quando si presenta un qualche particolare caso in cui, se si osserva la legge alla lettera, si va contro l’intenzione del legislatore. Ora, l’intenzione del legislatore è ordinata innanzitutto e principalmente al bene comune, secondariamente all’ordine della giustizia e della virtù, attraverso il quale il bene comune si conserva e attraverso il quale al bene comune si perviene. Se dunque si danno dei precetti che implicano la conservazione del bene comune o dell’ordine della giustizia e della virtù, tale precetti contengono l’intenzione del legislatore; e perciò dall’osservanza di essi non si può essere dispensati.  Ad esempio, se in una società si stabilisse una legge secondo la quale nessuno ha facoltà di distruggere lo stato, di consegnare la città ai nemici, di compiere del male e delle ingiustizie, dall’osservanza di queste leggi nessuno potrebbe essere dispensato. Ma se al fine dell’osservanza di codeste norme si stabilissero altri precetti, che determinassero delle speciali modalità, rispetto a tali precetti potrebbe esservi dispensa, nella misura in cui attraverso l’omissione di tali precetti in alcuni casi, non venissero compromesse le norme primarie che contengono l’intenzione del legislatore. Ad esempio, se, per la conservazione dello stato, in una società si stabilisse che a turno in ogni quartiere gli uomini stessero di sentinella per vigilare sulla città assediata, potrebbe esservi una dispensa con qualche altra cosa di maggiore vantaggio.
Ora, i precetti del decalogo contengono l’intenzione stessa del legislatore, cioè di Dio. Infatti, i precetti della prima tavola, che ordinano a Dio, contengono l’ordine stesso al bene comune e finale, che è Dio. Invece, i precetti della seconda tavola contengono l’ordine della giustizia da osservarsi tra gli uomini, così da non far torto a nessuno e da rendere a ciascuno ciò che gli è dovuto.  In tal senso sono da intendersi i precetti del decalogo. E perciò dall’osservanza di essi non si può in nessun modo essere dispensati.

 

Risposta al primo argomento: il Filosofo non parla del giusto naturale che contiene l’ordine della giustizia; infatti non potrà mai venir meno il precetto secondo cui «la giustizia va osservata». Egli parla invece di modi determinati di osservare la giustizia, che in alcuni casi si rivelano fallaci.

 

Risposta al secondo argomento: come l’Apostolo dice, nella Seconda Lettera ai Timoteo (2, 13), «Dio rimane fedele e non può rinnegare se stesso». Dio rinnegherebbe se stesso se togliesse l’ordine della sua giustizia, poiché egli stesso è giustizia, Perciò Dio non può dispensare l’uomo dall’essere a lui ordinato o dalla sottomissione all’ordine della sua giustizia, anche rispetto ai doveri reciproci degli uomini.

 

Risposta al terzo argomento: l’uccisione dell’uomo è proibita dal decalogo in quando ha la natura di cosa contraria alla giustizia: in tal senso codesto precetto contiene l’ordine alla giustizia, E la legge umana non può mai concedere che sia lecito uccidere senza un motivo. Ma non è senza motivo che i malfattori o i nemici dello stato sono uccisi. Di conseguenza, questo non va contro il precetto del decalogo; né tale uccisione è omicidio, che il precetto del decalogo proibisce, come dice Agostino nel primo libro del De Libero Arbitrio (c. 4). – E in maniera simile quando a qualcuno si toglie ciò che gli apparteneva, se che egli perda questo è cosa dovuta, non si tratta di furto o rapina, cose che il precetto del decalogo proibisce.
E perciò quando i figli di Israele per comando di Dio tolsero le spoglie degli Egiziani (Es. 12, 35 e ss.) non si trattò di furto: perché questo era, in base al giudizio di Dio, loro dovuto. – In maniera simile anche Abramo, quando acconsentì ad uccidere il figlio (Gn. 22), non acconsentì ad un omicidio: si trattava di una cosa dovuta, in base al comando di Dio, che è signore della vita e della morte. È Dio infatti che infligge la pena di morte a tutti gli uomini, giusti o ingiusti, a causa del peccato originale. E se l’uomo, autorizzato da Dio, si fa esecutore della sentenza di Lui, non sarà omicida, come non lo è Dio. – In maniera simile anche Osea, si accostò ad una sposa o ad una donna adultera (Os. 1, 2 e ss.) e non si trattò di adulterio o fornicazione: egli si accostò a quella che era sua per comando di Dio, che è autore dell’istituzione del matrimonio.
Così, dunque, i precetti stessi del decalogo, nella misura in cui contengono un criterio di giustizia, sono immutabili. Ma, rispetto alla determinata applicazione agli atti particolari - cioè ad esempio se questo sia o non sia omicidio, furto o adulterio - , questo è soggetto a mutamento: in alcuni casi, in quelli cioè che sono da Dio istituiti, come il matrimonio e altri simili, si richiede la sola autorità di Dio; in altri casi, cioè in quelle cose che sono affidate alla giurisdizione degli uomini, basta l’autorità umana. In questi casi infatti, gli uomini fanno le veci di Dio; ma ciò non accade in tutti i casi.

 

Risposta al quarto argomento: quell’elaborazione fu più un’interpretazione del precetto che una dispensa. Non si deve, infatti, pensare che violi il sabato qui compie opere che sono necessarie alla salvezza umana, secondo la prova che il Signore stesso ne dà, nel Vangelo secondo Matteo (12, 3 e ss.).

 

 
     

SULLA LEGGE

SULLA LEGGE IN GENERALE

I-II, q. 90, Sull’essenza della legge

I-II, q. 91, Le diverse leggi

I-II, q. 92, Sugli effetti della legge

SULLE PARTI DELLA LEGGE

Legge eterna

I-II, q. 93, Sulla legge eterna

Legge naturale

I-II, q. 94, Sulla legge naturale

Legge umana

I-II, q. 95, Sulla legge umana in se stessa

I-II, q. 96, Sul potere della legge umana

I-II, q. 97, Sul cambiamento delle leggi

Legge antica

I-II, q. 98, Sulla legge antica

I-II, q. 99, Sulla distinzione dei precetti della legge antica

I-II, q. 100, Sui precetti morali

I-II, q. 101, Sui precetti cerimoniali in se stessi

I-II, q. 102, Sulle cause dei precetti cerimoniali

I-II, q. 103, Sulla durata dei precetti cerimoniali

I-II, q. 104, Sui precetti giudiziali

I-II, q. 105, Sulla natura dei precetti giudiziali

Legge nuova

I-II, q. 106, Sulla legge nuova (che è la legge del Vangelo) in se stessa

I-II, q. 107, Sul confronto tra la legge nuova e la legge antica

I-II, q. 108, Sulle cose che sono contenute nella legge nuova