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SAN TOMMASO D'AQUINO

 

SULLA LEGGE

 

SOMMA TEOLOGICA

PRIMA SECUNDAE (I-II)

(Trad. Giuseppina D'Addelfio)

QUAESTIO 103

Sulla durata dei precetti cerimoniali

ARTICOLO 2

 

Le cerimonie della legge antica avevano la virtù di giustificare al tempo della legge ?

 

 

Circa il secondo punto procediamo così. Sembra che le cerimonie della legge antica avessero la virtù di giustificare alla tempo della legge. Infatti l'espiazione del peccato e la consacrazione dell'uomo sono atti che riguardano la giustificazione. Ma nell’Esodo (29, 21) si dice che i sacerdoti e le loro vesti venivano consacrati con l'aspersione del sangue e con l’unzione dell'olio; nel Levitico (16, 16), poi, si dice che il sacerdote, aspergendo il sangue del vitello «purificava il santuario dalle impurità dei figli di Israele, dalle loro prevaricazioni e dai loro peccati». Dunque le cerimonie della legge antica avevano la virtù di giustificare.

 

2. Inoltre, ciò che rende un uomo gradito a Dio riguarda la giustizia, secondo quello che dice il Salmo 10 (8): «Giusto è il Signore e ama le cose giuste». Ma, alcuni piacevano a Dio mediante le cerimonie, secondo quello che si dice nel Levitico (10,19): «Come potevo io piacere alle signore nelle cerimonie, con l'anima in pianto?» Dunque le cerimonie della legge antica avevano la virtù di giustificare.

 

3. Inoltre, le cose riguardanti il culto divino appartengono di più all'anima che al corpo, secondo quello che dice il Salmo 18 (8): «La legge delle Signore è perfetta, rinfranca le anime». Ma attraverso le cerimonie della legge antica venivano mondati i lebbrosi, come dice il libro del Levitico (14). Dunque molto di più le cerimonie della legge antica potevano mondare le anime, giustificandole.

 

Ma di contro vi è quello che dice l’Apostolo nella Lettera ai Galati  (2, 21): «se fosse stata data una legge tale da giustificare, Cristo sarebbe morto invano», cioè senza una ragione. Dunque le cerimonie della legge antica non giustificavano.

 

Rispondo dicendo che, come è stato detto [q. 102 a. 5], nella legge antica venivano considerate due tipi di impurità: la prima spirituale, che è dovuta la colpa; la seconda invece corporale, che sottraeva la capacità di dedicarsi al culto divino, come il lebbroso, o chi aveva toccato un morto: questa impurità non era nient'altro che una certa irregolarità. Da quest'ultimo tipo di impurità dunque le cerimonie della legge antica avevano la capacità di purificare, poiché tali cerimonie erano una sorta di rimedio per togliere le impurità legate alla legge. Perciò dice l’Apostolo nella Lettera agli Ebrei (9, 13): «il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca sparsi su quelli che sono contaminati, li santificano, purificandoli nella carne». E così questa impurità che veniva purificata delle cerimonie era più del corpo che dell'anima; così anche le stesse cerimonie sono chiamate dall'Apostolo «della giustizia carnale» e poco sopra  «norme carnali fino al tempo in cui sarebbero state riformate» (10).

Dalla impurità della mente, che è impurità della colpa, queste cerimonie non avevano la capacità di purificare. E questo perché l'espiazione dei peccati non può avvenire se non attraverso Cristo «che toglie i peccati del mondo» (Gv. 1, 29). E poiché il mistero dell'incarnazione e della passione di Cristo non si era ancora compiuto realmente, le cerimonie della legge antica non potevano contenere in sé realmente la virtù che emana dal Cristo incarnato e immolato, come i sacramenti della legge nuova. Perciò esse non potevano purificare dal peccato, come dice l’Apostolo nella Lettera agli Ebrei  (10, 4): «è impossibile eliminare i peccati con il sangue di tori e di capri». Ed ecco perché egli nella Lettera ai Galati  (4, 9) chiama queste cerimonie «deboli e miseri elementi»: deboli, perché non possono purificare dal peccato; ma questa debolezza proviene dal fatto che sono miseri, cioè dal fatto che non contengono in sé la grazia.

Ora, nel tempo della legge, l'anima dei fedeli poteva unirsi con la fede a Cristo incarnato ed immolato e, così, dalla fede in Cristo venivano giustificati. E un modo di professare codesta fede era l'osservanza delle cerimonie, in quanto esse erano figura di Cristo. Ecco perché nella legge antica venivano offerti dei sacrifici per i peccati: non perché essi stessi mondassero dal peccato, ma perché erano un certo modo di professare quella fede che mondava dal peccato. La legge stessa lo lascia intuire dal suo modo di esprimersi; si dice infatti nel Levitico (4 e 5) che, nell'oblazione delle vittime per il peccato, «il sacerdote pregherà per lui ed egli sarà perdonato», come per dire che il peccato non era perdonato in forza dei sacrifici, ma grazie alla fede e alla devozione degli offerenti. – Bisogna sapere però che il fatto stesso che le cerimonie della legge antica permettessero l'espiazione dalle impurità corporali, avveniva come figura dell'espiazione dei peccati che avviene attraverso Cristo. Così dunque si mostra che le cerimonie dello Stato della legge antica non avevano il potere di giustificare.

 

Risposta al primo argomento: quella santificazione dei sacerdoti, dei loro figli, delle loro vesti o di qualsiasi altra cosa, mediante l'aspersione del sangue, non era altro che una abilitazione al culto divino e uno strumento per togliere gli ostacoli «alla purificazione della carne», come dice l’Apostolo (Eb. 9, 13), in modo da prefigurare quella santificazione mediante la quale «Gesù attraverso il suo sangue santifico il popolo» (Eb. 13, 12). – Anche l'espiazione era da riferire alle impurità legali, non alla rimozione della colpa. Infatti si parla anche dell'espiazione del santuario, che non poteva essere soggetto di colpa.

 

Risposta al secondo argomento: i sacerdoti erano graditi a Dio con le cerimonie a causa dell'obbedienza e della devozione, ma anche della fede in quello che esse prefiguravano e non già per le cose stesse in sé considerate.

 

Risposta al terzo argomento: quelle cerimonie che erano state istituite per la purificazione dei lebbrosi, non erano ordinate a togliere l’impurità della malattia della lebbra. Cosa che è evidente dal fatto che esse non riguardavano che le persone già mondate; dice infatti il Levitico (14, 3 e ss.): «il sacerdote, uscito dall'accampamento, se riscontrerà che la lebbra è guarita, ordinerà che si offrano terra alla persona da purificare.... »; da questo emerge che il sacerdote era costituito giudice della lebbra già mondata, non di quella da mondare. Ora, codeste cerimonie erano utilizzate per togliere l'impurità dell’irregolarità. – Si dice però che se in qualche caso un sacerdote avesse commesso uno sbaglio nel giudicare, il lebbroso veniva mondato miracolosamente per virtù divina, non già in virtù dei sacrifici. Così pure miracolosamente imputridiva il fianco di una donna adultera, dopo aver bevuto l'acqua in cui il sacerdote aveva versato maledizioni [Num. 5, 27].

 

 
     

SULLA LEGGE

SULLA LEGGE IN GENERALE

I-II, q. 90, Sull’essenza della legge

I-II, q. 91, Le diverse leggi

I-II, q. 92, Sugli effetti della legge

SULLE PARTI DELLA LEGGE

Legge eterna

I-II, q. 93, Sulla legge eterna

Legge naturale

I-II, q. 94, Sulla legge naturale

Legge umana

I-II, q. 95, Sulla legge umana in se stessa

I-II, q. 96, Sul potere della legge umana

I-II, q. 97, Sul cambiamento delle leggi

Legge antica

I-II, q. 98, Sulla legge antica

I-II, q. 99, Sulla distinzione dei precetti della legge antica

I-II, q. 100, Sui precetti morali

I-II, q. 101, Sui precetti cerimoniali in se stessi

I-II, q. 102, Sulle cause dei precetti cerimoniali

I-II, q. 103, Sulla durata dei precetti cerimoniali

I-II, q. 104, Sui precetti giudiziali

I-II, q. 105, Sulla natura dei precetti giudiziali

Legge nuova

I-II, q. 106, Sulla legge nuova (che è la legge del Vangelo) in se stessa

I-II, q. 107, Sul confronto tra la legge nuova e la legge antica

I-II, q. 108, Sulle cose che sono contenute nella legge nuova