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SAN TOMMASO D'AQUINO

 

SULLA LEGGE

 

SOMMA TEOLOGICA

PRIMA SECUNDAE (I-II)

(Trad. Giuseppina D'Addelfio)

QUAESTIO 108

Sulle cose che sono contenute nella legge nuova

ARTICOLO 3

 

La legge nuova ha ordinato in maniera sufficiente l'uomo riguardo agli atti interni?

 

 

Circa il terzo punto procediamo così. Sembra che in maniera non sufficiente la legge nuova abbia ordinato l'uomo riguardo agli atti interni. Dieci sono infatti i precetti del decalogo che ordinano l'uomo a Dio e al prossimo. Ora, il Signore diede compimento a solo tre di essi: alla proibizione dell'omicidio, a quella dell'adulterio e a quella dello spergiuro. Dunque sembra che in maniera non sufficiente ordinò l'uomo, trascurando di dare compimento agli altri precetti.

 

2. Inoltre, il Signore nel Vangelo non ordinò nulla circa i precetti giudiziali, se non riguardo al ripudio della moglie, alla pena del taglione e alla persecuzione dei nemici. Ma molti altri sono i precetti giudiziali della legge antica, come è stato detto sopra [q. 104, a. 4; q. 105]. Dunque, rispetto a questo, la legge nuova ordinò la vita in maniera non sufficiente.

 

3. Inoltre, nella legge antica, oltre ai precetti morali e giudiziali, vi erano anche quelli cerimoniali. E circa queste cose il Signore non ordinò nulla. Dunque sembra che la legge nuova abbia ordinato in maniera insufficiente.

 

4. Inoltre, è proprio di una disposizione interiore buona della mente, che l'uomo non compie nessuna opera buona per un fine terreno. Ora, molti sono i beni temporali oltre la vanagloria e molte sono le opere buone oltre il digiuno, le elemosine nella preghiera. Dunque non fu appropriato che il Signore insegnò soltanto la fuga della vanagloria in codeste opere buone, e non disse nulla circa gli altri beni terreni.

 

5. Inoltre, naturalmente è stata infusa nell'uomo la preoccupazione circa le cose che sono necessarie al vivere; tale preoccupazione è comune anche agli animali. Si legge infatti nei Proverbi (6, 6, 8): «Va’, pigro, dalla formica e considera le sue vie. Essa prepara durante l'estate il suo cibo e nel tempo della messe raccoglie da mangiare». Ora, un precetto che è dato contro l'inclinazione naturale, è ingiusto, perché è contrario alla legge naturale. Dunque in maniera non appropriata sembra che il Signore abbia proibito la sollecitudine per il cibo e il vestiario.

 

6. Inoltre, nessun atto di virtù può essere proibito. Ora, il giudizio è atto di giustizia, secondo quello che è scritto nel Salmo 93 (15): «Fino a che la giustizia non si converta in giudizio». Dunque in maniera non appropriata sembra che il Signore abbia proibito il giudizio. Così sembra che la legge nuova abbia ordinato l'uomo in maniera non sufficiente riguardo agli atti interiori.

 

Ma di contro vi è ciò che dice Agostino: «Si deve considerare che l’espressione "chi ascolta queste mie parole...", sta a significare che questo discorso del Signore esaurisce perfettamente tutti i precetti che informano alla vita cristiana» (1 De Serm. Dom. in Monte, 1)

 

Rispondo dicendo che, come appare già dal passo citato di Agostino, il discorso che il Signore fece sulla Montagna [Mt. 5 e 7], contiene tutto il programma della vita cristiana. In esso sono perfettamente ordinati i moti interiori dell'animo umano. Infatti, dopo aver dichiarato che il fine è la beatitudine ed esaltato la dignità degli Apostoli, dai quali l'insegnamento evangelico sarebbe stato proclamato, ordina i moti interiori dell'animo umano, prima in se stessi e poi verso il prossimo.

Ora, quanto a se stesso, l'uomo viene ordinato in due maniere, in base ai due suoi moti interiori verso le azioni da compiere, che sono la volizione di tali azioni e l’intenzione, ovvero l'essere rivolti al fine. Infatti il Signore per prima cosa ordina la volontà dell'uomo, in base ai diversi precetti della legge, portando, cioè, l'uomo non solo ad astenersi dalle opere esterne che sono in se stesse malvagie, ma anche dagli atti interiori e dalle occasioni di male. – Quindi ordina l’intenzione dell'uomo, insegnandoci a non cercare, nel compiere il bene, né la gloria umana né la ricchezza del mondo, cioè a non cercare tesori sulla terra.

Di seguito, ordina i moti interiori dell'uomo in ordine al prossimo: ordina di non giudicarlo in modo temerario o ingiusto o presuntuoso; ordina inoltre di non peccare di faciloneria verso gli altri, affidando loro cose sacre, quando non ne siano degni.

Da ultimo insegna il modo di mettere in pratica l'insegnamento evangelico, cioè implorando l'aiuto di Dio, sforzandoci di entrare per la porta stretta della perfetta virtù ed essendo attenti a non farci corrompere dai seduttori. Inoltre insegna che l'osservanza dei suoi comandi è necessaria per la virtù: non basta la sola professione della fede, il compimento dei miracoli, il semplice ascoltare.

 

Risposta al primo argomento: il Signore diede compimento a quei precetti della legge, dei quali gli Scribi e i Farisei non avevano una corretta comprensione. Ciò avveniva specialmente per quei tre precetti del decalogo. Infatti a proposito della proibizione dell’adulterio e dell'omicidio, costoro ritenevano che fosse proibito il solo atto esterno, e non invece anche il desiderio interiore. E credevano questo più riguardo all'omicidio e all'adulterio, che riguardo al furto o alla falsa testimonianza, perché il moto dell'ira che porta all’omicidio e i moti della concupiscenza che tendono all’adulterio, sembrano quasi appartenere alla nostra stessa natura; non così invece il desiderio di giurare o di dire falsa testimonianza. – Inoltre, anche dello spergiuro, gli Scribi e i Farisei avevano una comprensione sbagliata, ritenendo che lo spergiuro fosse peccato, ma che il giuramento fosse per se stesso da desiderare e da praticare, poiché sembrava riguardare in qualche modo il rispetto nei confronti di Dio. Ecco perché, il Signore mostrò che il giuramento non è di per sé desiderabile come cosa buona, e che è meglio, invece, parlare senza giuramenti, a meno che non sia strettamente necessario.

 

Risposta al secondo argomento: a proposito dei precetti giudiziali gli Scribi e i Farisei sbagliavano in due modi. Primo, perché ritenevano giuste per se stesse certe cose che erano state date nella legge di Mosé solo come delle concessioni: il ripudio della moglie, il prestare denaro a usura agli stranieri. Ecco perché il Signore proibì il ripudio della moglie [Mt. 5, 32] e il prestito a usura, dicendo: «Date in prestito, senza sperare nulla in cambio» (Lc. 6, 35).

Gli Scribi e i Farisei sbagliavano anche in un altro modo, poiché ritenevano che certe pene disposte dalla legge antica per ristabilire la giustizia, si potessero infliggere per desiderio di vendetta, o per desiderio di cose temporali, oppure per odio verso i nemici. E rintracciavano questo in tre precetti. Credevano infatti che fosse lecito il desiderio della vendetta, a causa della precetto che era stato dato sulla pena del taglione; cosa che invece era stato dato per salvaguardare la giustizia, non certo perché l'uomo chiedesse vendetta. Ecco perché il Signore, per rimuovere quest'orrore, insegna che l'animo dell'uomo deve essere preparato, qualora sia necessario, a soffrire anche molte sofferenze. – Inoltre, gli Scribi e i Farisei ritenevano leciti i moti della cupidigia, a causa dei precetti giudiziali nei quali veniva comandata la restituzione dei beni rubati con un sovrappiù di multa, come è stato detto sopra [q. 105, a. 2]. E anche questo era stato comandato dalla legge per osservare la giustizia, non certo per dare luogo alla cupidigia. Ecco perché il Signore insegna a non reclamare nulla per la nostra cupidigia, ma ad essere preparati, qualora fosse necessario, a dare anche di più. – Infine, Scribi e Farisei credevano che fosse lecito il moto dell'odio, a causa dei precetti della legge dati circa l'uccisione di nemici, precetti che la legge aveva stabilito per compiere la giustizia, come è stato detto sopra [q. 105, aa. 3 e 4], non certo per dare libero sfogo all'odio. Ecco perché il Signore insegna che dobbiamo amare i nostri nemici ed esser pronti, qualora fosse necessario, anche a far loro del bene. QQQQQQQQuesti precetti infatti, come dice Agostino, sono da intendersi «nella prospettiva di una disposizione d'animo».

 

Risposta al terzo argomento: i precetti morali dovevano rimanere del tutto inalterati nella nuova legge, dal momento che appartengono direttamente all'essenza della virtù. I precetti giudiziali invece non dovevano rimanere necessariamente nel modo in cui la legge li aveva determinati, ma veniva lasciato all'arbitrio dell'uomo stabilire se fossero da determinare in un modo o in un altro. Ecco perché in maniera appropriata il Signore ordinò la nostra vita rispetto a questi due generi di precetti. L'osservanza dei precetti cerimoniali, invece, veniva totalmente abrogata dal compimento di ciò che essi significavano. Perciò, riguardo ai quei precetti, in quel suo insegnamento generale, non ordinò nulla tuttavia mostrò altrove che tutto il culto esterno determinato dalla legge doveva trasformarsi in culto spirituale, come emerge dal Vangelo di Giovanni (4, 21 e ss.):  «Viene il tempo in cui né su questo monte, né in Gerusalemme, adorerete il Padre, ma i veri adoratori adorano il Padre in spirito e verità».

 

Risposta al quarto argomento: tutti i beni terreni si riducono a tre: gli onori, le ricchezze e i piaceri, secondo quello che si legge nella Prima Lettera di Giovanni (2, 16): «Tutto ciò che è nel mondo, è concupiscenza della carne», riguarda cioè i piaceri della carne; «è concupiscenza degli occhi», riguarda cioè le ricchezze; «è superbia della vita», riguarda cioè l'ambizione della gloria degli onori. Ora, la legge non permetteva i superflui piaceri della carne, ma piuttosto li proibiva. Prometteva invece grandezza di onori e abbondanza di ricchezze. Infatti si dice quanto ai primi nel Deuteronomio (28, 1): «Se tu ascolterai la voce del Signore Dio tuo, egli ti porrà sopra tutte le nazioni». E poco dopo si dice quanto alle seconde (11): «Ti farà abbondare in ogni bene». Gli ebrei però intendevano tali promesse così male, che ritenevano si dovesse servire Dio, per codesti beni, come se fossero il fine. Ecco perché il Signore rimosse questo errore, insegnando in primo luogo che le opere della virtù non si devono compiere per gloria umana. Egli fa riferimento poi a tre opere, alle quali tutte le altre possono essere ricondotte: infatti tutto ciò che si fa per tenere a freno se stessi nelle proprie concupiscenze, si riconduce al digiuno; tutto ciò che si compie per amore del prossimo, si riconduce all'elemosina; tutto ciò che si compie come culto nei confronti di Dio, si riconduce alla preghiera. E fa riferimento specialmente a queste tre opere quasi come se fossero le principali e perché attraverso esse gli uomini sono soliti soprattutto procacciarsi la gloria. – In secondo luogo, egli ci ha insegnato che non dobbiamo considerare nostro fine le ricchezze, dicendo: «Non vogliate raccogliere tesori sulla terra».

 

Risposta al quinto argomento: il Signore non ha proibito la preoccupazione circa le cose che sono necessarie al vivere, bensì la preoccupazione eccessiva e disordinata. Ora, sono quattro gli eccessi di preoccupazione circa le cose terrene, che vanno evitati. Primo, si deve evitare di considerare queste cose come il nostro fine e di servire Dio per il necessario nel vitto e nel vestiario; da qui le parole «Non vogliate raccogliere ...». – Secondo, si deve evitare di essere troppo preoccupati delle cose terrene, per mancanza di fiducia nell'aiuto divino; di conseguenza egli dice: «Il Padre vostro sa che avete bisogno di tutte queste cose». – Terzo, la preoccupazione non deve essere presuntuosa: l'uomo non deve pensare che possa bastare il suo preoccuparsi per avere ciò che è necessario alla vita, senza bisogno dell'aiuto divino. E il Signore, per fugare questo errore, dice: «L’uomo non può aggiungere nulla alla propria statura». – Quarto, si deve evitare la preoccupazione per il tempo, ovvero il fatto che uno si preoccupi in questo momento di una cosa che non riguarda il tempo presente, ma solo il futuro. Di conseguenza il signore dice: «Non preoccupatevi per il domani».

 

Risposta al sesto argomento: il Signore non ha proibito il giudizio di giustizia, senza il quale non sarebbe possibile negare le cose sante a coloro che non sono degni. Ha proibito invece il giudizio disordinato, come è stato detto.

 

 
     

SULLA LEGGE

SULLA LEGGE IN GENERALE

I-II, q. 90, Sull’essenza della legge

I-II, q. 91, Le diverse leggi

I-II, q. 92, Sugli effetti della legge

SULLE PARTI DELLA LEGGE

Legge eterna

I-II, q. 93, Sulla legge eterna

Legge naturale

I-II, q. 94, Sulla legge naturale

Legge umana

I-II, q. 95, Sulla legge umana in se stessa

I-II, q. 96, Sul potere della legge umana

I-II, q. 97, Sul cambiamento delle leggi

Legge antica

I-II, q. 98, Sulla legge antica

I-II, q. 99, Sulla distinzione dei precetti della legge antica

I-II, q. 100, Sui precetti morali

I-II, q. 101, Sui precetti cerimoniali in se stessi

I-II, q. 102, Sulle cause dei precetti cerimoniali

I-II, q. 103, Sulla durata dei precetti cerimoniali

I-II, q. 104, Sui precetti giudiziali

I-II, q. 105, Sulla natura dei precetti giudiziali

Legge nuova

I-II, q. 106, Sulla legge nuova (che è la legge del Vangelo) in se stessa

I-II, q. 107, Sul confronto tra la legge nuova e la legge antica

I-II, q. 108, Sulle cose che sono contenute nella legge nuova